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SPIRITO, PIETRO, La grande valanga di Bergemoletto, L'Arciere-Vivalda, 1995
SIMPSON, JOE, Questo gioco di fantasmi, L'Arciere-Vivalda, 1994
SCHNEIDER, ROBERT, Le voci del mondo, Einaudi, 1994
FRISON-ROCHE, ROGER, Primo di cordata, L'Arciere-Vivalda, 1995
COMICI, EMILIO, Alpinismo eroico, L'Arciere-Vivalda, 1995
BONATTI, WALTER, Il caso K2, Ferrari, 1995
recensione di Papuzzi, A., L'Indice 1995, n. 7
Per il secondo anno consecutivo il Premio Libro di montagna dell'Itas di Trento è stato assegnato a un romanzo non di genere: dopo "La pioggia gialla" dello scrittore basco Julio Llamazares, ecco "Le voci del mondo" del giovane austriaco Robert Schneider. Questa leggenda romantica e spietata, che racconta anche la violenza e le patologie della vita di montagna (vedi anche la recensione di Morello sull'"Indice" del novembre 1994) era sicuramente l'opera di più alto valore presentata al premio. Ciò non toglie che la sua vittoria adombri una crisi della letteratura di genere, forse specchio di problemi più generali che riguardano la pratica dell'alpinismo e la figura dell'alpinista. È significativo che la più interessante collana di letteratura alpinistica oggi attiva, "I Licheni" delle edizioni L'Arciere e Vivalda, abbia scelto la strada di riproporre agli appassionati di montagna e in particolare di alpinismo grandi classici: per le letture dell'estate segnaliamo le riedizioni di "Alpinismo eroico" di Emilio Comici, a cura della giornalista Elena Marco, che ha trovato anche nuovi testi e splendide fotografie, e di "Primo di cordata", famoso romanzo di Roger Frison-Roche degli anni sessanta, con nuova traduzione di Gaspare Bona. Non mancano, tuttavia, negli stessi "Licheni", piacevoli novità: "Questo gioco di fantasmi", il secondo libro dell'alpinista britannico Joe Simpson, già autore del drammatico "La morte sospesa", il quale narra qui le sue spericolate avventure, e "La grande valanga" di Bergemoletto del giornalista triestino Pietro Spirito, che ricostruisce uno straordinario caso di sopravvivenza in Valle Stura a metà Settecento.
Infine l'ultimo atto di una lunga e conflittuale vicenda che ha avuto per protagonista il più grande e popolare alpinista italiano: "Il caso K2. 40 anni dopo", di Walter Bonatti, che ripropone la sua versione della famosa notte in cui venne costretto a bivaccare nella neve, a ottomila metri, con lo hunza Mahdi, dopo aver portato nuove bombole d'ossigeno a Compagnoni e Lacedelli, che non vollero accoglierli nella loro tenda e in seguito dissero di non averli visti. Costruito con passione ma anche con precisione, il libro è un j'accuse contro il capo della spedizione italiana del 1954 al K2, Ardito Desio, ma anche contro le pilatesche ambiguità del Cai, prima che l'attuale presidente Roberto de Martin decidesse di riconoscere l'ingiustizia patita da Bonatti.
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