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Il titolo potrebbe trarre in inganno, e far pensare al solito testo di divulgazione che approfitta del nome di Einstein per attirare l'attenzione. Tutt'altro, e il sottotitolo provvede a eliminare immediatamente l'ambiguità. Si tratta infatti di un testo che intende mettere in relazione il ciabattino ->cioè, per lunga tradizione letteraria, l'uomo comune - con Einstein, il simbolo della scienza ma anche della riflessione sulla scienza. Si tratta cioè di un vero e proprio testo di filosofia della scienza (anche se nella prefazione l'autore cerca di negarlo), ma scritto in stile "comunicativo" e quindi anomalo nel panorama di questa disciplina.
L'autore, chimico di formazione, tra i pochissimi giornalisti scientifici noti per la serietà dei loro articoli, è vice direttore del Master in comunicazione della scienza della Sissa di Trieste e ha pubblicato molti testi che "comunicano" davvero la scienza e non si limitano a "divulgarla". Come l'autore dichiara infatti esplicitamente nella prefazione, Einstein e il ciabattino è stato scritto "per dare un modesto contributo a sfatare un mito, il mito secondo cui la scienza non sarebbe cultura". Come vedremo, un contributo un po' fuori dagli schemi, che intende "ricordare come la conoscenza scientifica abbia contribuito a modificare i concetti primari dell'esperienza umana. I concetti di realtà. Di spazio e di tempo. Di sé e di altro da sé".
Einstein e il ciabattino >è infatti una raccolta "asimmetrica" - cioè senza una gerarchia ben definita - di lemmi/voci (oltre centocinquanta, da "Abduzione" a "Zero") di lunghezza variabile, che affrontano alcuni dei temi più importanti della scienza e della filosofia, gli stessi temi visti contemporaneamente da due posizioni diverse, perché (come diceva appunto Einstein) "la filosofia senza la scienza è vuota. La scienza senza la filosofia è arida". Ma è una raccolta asimmetrica soprattutto perché, grazie a una serie di piccole frecce, ogni voce risulta collegata a molte altre; si stimola così l'interesse del lettore e lo si invita a percorsi di lettura sempre diversi- che ciascuno può costruirsi ad hoc -, ma anche lo si cattura in una rete di associazioni affascinante e potenzialmente senza fine. Senza contare che tutte le voci si concludono con una breve bibliografia, asimmetrica anche questa perché spesso i testi citati sono di orientamento diverso da quello dell'autore; in pratica, un invito al confronto e all'approfondimento.
Anche semplicemente sfogliando il libro, l'asimmetria è evidente, e spesso sorprende la presenza di lemmi "strani", che non si immaginerebbero presenti in un dizionario scientifico-filosofico, per esempio "Altro". Ma, se ci si sofferma a leggere questa voce, si scopre che tratta dell'origine e dello sviluppo del concetto di diversità umana, e poi di razza, passando dall'Antico testamento a Linneo e a Buffon, dalle origini dell'antropologia fisica a Darwin, da Franz Boas a Cavalli-Sforza. Sei intense pagine, organizzate secondo un percorso storico che si conclude con le risposte alle domande iniziali: "esistono razze umane?", "esistono 'altri diversi da noi' nell'ambito della comune specie umana?", e così via. Incuriosisce anche la presenza - forse più ovvia ->di un lemma come "Anima", presenza che peraltro è giustificata, oltre che da motivi filosofici, dal fatto che questo concetto "ogni tanto e sotto mentite spoglie" ancora oggi fa capolino "in quella costellazione di discipline scientifiche e filosofiche che studiano la mente e, soprattutto, la mente dell'uomo". E che dire di "Eternità", un concetto legato a quello di tempo e di infinito - in quanto infinita estensione del tempo? Ma la proprietà di "eterno" sembra spettare solo a Dio, che non ha inizio e nemmeno fine, mentre l'universo ha un inizio (asintotico?) ma non si sa ancora se avrà una fine. E che dire di "Sacro"?
Ogni tanto si incontrano lemmi curiosi - per esempio "Intenzionalità" e "Intuizione", uno dopo l'altro, ma anche "Sensazione" e "Senso comune", anche questi uno dopo l'altro -, che si trasformano in brevi voci assai stimolanti. Oppure "Molti mondi", che si trasforma invece in una lunga voce che, dalla Grecia antica alla meccanica quantistica, ripercorre la storia delle ipotesi sull'esistenza di altri universi e si conclude invitando il lettore alla prudenza su questo tema e alla lettura "di almeno un'altra voce, quella dedicata alla [freccia vs.dx] simulazione e alle sue capacità seduttive".
Un discorso a parte meriterebbero le voci dedicate all'evoluzione ("Evoluzione", "Evoluzione biologica", "Evoluzione cosmica", "Evoluzione culturale" ed "Evoluzione geologica"), un tema assai caro all'autore. Particolarmente significativa mi sembra "Evoluzione biologica", una lunga voce (trentaquattro pagine) che affronta la storia del concetto di evoluzione da Lamarck e Buffon ai giorni nostri, analizzando in profondità le sfaccettature di un concetto tutt'altro che semplice e le giustificazioni che sono state finora proposte per spiegarne tutti i diversi aspetti; in altre parole, una voce che tratta approfonditamente l'evoluzione della teoria dell'evoluzione. Su questo tema le posizioni sono molte e molto spesso contrapposte, ma ->conclude l'autore citando il famoso biologo Ernst Mayr - "i nuovi filosofi della biologia non sono e non debbono essere né riduzionisti, né vitalisti. Né cantori del caso assoluto, né cantori del determinismo più inflessibile. Né relativisti, né finalisti. Né del tutto strutturalisti, né del tutto funzionalisti".
E con gli esempi si potrebbe continuare ancora a lungo perché l'asimmetria è presente anche nelle singole voci con citazioni e accostamenti imprevisti, che spesso spiazzano il lettore costringendolo a fermarsi a riflettere. Ed è proprio questa la caratteristica forse più interessante e attraente di Einstein e il ciabattino , una caratteristica veramente "comunicativa". Un frequente invito alla riflessione senza inutili appesantimenti e con uno stile semplice e scorrevole, talvolta ironico e spesso impertinente, che agevola la lettura anche quando le cose non sono proprio semplici. Senza dimenticare ancora una volta l'asimmetria complessiva del testo - dell'impostazione, ma anche della struttura -, e soprattutto l'assenza di una rigida cornice di riferimento in cui inquadrare il tutto. Caratteristica, questa, che val la pena di sottolineare.
Einstein e il ciabattino >non è ovviamente un libro che si legge dal principio alla fine, pagina dopo pagina. È piuttosto un libro che va letto aprendo le pagine a caso: la curiosità, le frecce, le associazioni che riesce a stimolare nel lettore faranno il resto. Uno strumento davvero utile per chi abbia voglia di riflettere un po' su temi di scienza e di filosofia senza l'inutile peso di uno stile accademico e di una trattazione troppo "simmetrica", ma anche senza la banalizzazione e l'approssimazione (per non parlare dei preconcetti) con cui questi temi sono affrontati dalla stampa quotidiana e, spesso, anche dalle riviste di divulgazione.
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