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Un libro impegnativo che riporta le osservazioni, i dubbi, le scarse prospettive di due protagonisti (Bianca e Giulio) della guerra fascista nel 43-45 dopo l ‘ 8 settembre. I due, lontani per ragioni diverse lui militare costretto alla scarsa azione dalle disposizioni vaghe e contraddittorie dell’esercito, e lei, la madre, donna di carattere molto attiva e indipendente, attenta e colta osservatrice della guerra e delle sue vicende). Distrutta la loro casa dalle bombe tengono una corrispondenza puntuale ma poi rallentata, quasi sporadica ed inconcludente per via delle difficolta’ delle poste e dei canali di comunicazione e della censura che cancella intere parti delle lettere. In mezzo a questo un bambino, Renato, che cresce, gioca, e si rende conto un poco per volta che non vede suo padre da quasi due anni. Lui, ingegnere, generale dell‘esercito che fa capo al CLN di Roma poiche’ si e’ rifiutato di andare a Salo’ e vive in clandestinita’ a Roma. Poi si accredita al Ministero ma non trova la strada giusta e assiste alle liti e alle diatribe dei generali e della politica in assenza di linee precise, almeno allora. Assiste con orrore e dolore al ricupero e riconoscimento delle salme delle Ardeatine. Lei alla prova colle molte difficoltà quotidiane tra cui il provvedere il cibo e il freddo dell’inverno 44, i bombardamenti vicini e lontani, e gli arei pippo che bombardavano le luci nel coprifuoco. Il tutto con i residui pericolosi delle bande di fascisti e tedeschi che minacciavano rappresaglie contro partigiani e civili. Un quadro molto molto interessante documentato con riferimenti accurati e precisi di un periodo storico complicatissimo e domande sul futuro con considerazioni e note su polemiche da cui , evidentemente, non siamo ancora del tutto usciti.
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