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La raccolta di saggi «Vite per l'unità» curata da Beatrice Alfonzetti e Silvia Tatti costituisce un prezioso strumento di lettura delle vicende che hanno coinvolto, durante il XIX e XX secolo, le figure storiche e letterarie di personaggi fondamentali per il nostro processo di unificazione nazionale. Uno strumento tanto più prezioso se si pensa all'articolata rielaborazione (o manipolazione, per dare un colore un po' più acceso a un certo tipo di processi politico-culturali che hanno contribuito e continuano a contribuire alla formazione dell'identità della nostra nazione) subita recentemente dall'intero processo di costruzione della nostra nazione, dei suoi miti (penso per esempio alla propaganda del regime, che poneva il fascismo come ideale completamento del processo risorgimentale) e della sua stessa legittimità (non dimentichiamo i movimenti populisti contemporanei). Un progetto che si fregia della collaborazione di grandi specialisti della critica letteraria contemporanea: il volume è aperto da Silvia Tatti stessa con un saggio su Ugo Foscolo poeta, critico e politico, seguita dall'interessantissimo Manzoni di Massimiliano Mancini. Beatrice Alfonzetti ripercorre il percorso politico e i lunghi anni di carcere di Silvio Pellico, e Gaetano Rostagno fa luce su alcuni punti cruciali della fortuna del compositore stimato e dimenticato Gaetano Donizzetti; inevitabile e indispensabile il capitolo che Giulio Ferroni dedica a Giacomo Leopardi, seguito dal saggio di Biancamaria Frabotta su Carlo Cattaneo. Daniela Quarta ci restituisce un entusiasta e impegnato attore Gustavo Modena, mentre la decontestualizzazione, la mitizzazione e il culto dell'eroe della patria Giuseppe Mazzini vengono analizzati da Franca Sinopoli. Novella Bellucci ci fa conoscere un'inesausta «Prima donna d'Italia» Cristina di Belgiojoso, mentre la fortuna di Maria Malibran, Giuseppe Verdi e Ippolito Nievo è riportata rispettivamente da Céline Frigau, Philip Gosset ed Emilio Russo.
Dodici ritratti di intellettuali e personaggi di varia estrazione, di grande nome e di fama consegnata per sempre alla memoria dei posteri dai libri di storia o dai manuali di letteratura, colti soprattutto nel momento in cui la loro opera incrocia la passione patriottica. Per alcuni di essi, che all'impegno per la patria nascente o sperata e attesa devono la loro fama (Mazzini, Pellico, Cattaneo)la presenza nella serie è ovvia e scontata, anche se i saggi ad essi dedicati mettono meglio in luce la sostanza del loro impegno; per altri la presenza permette di cogliere i punti in cui la loro opera assume maggior connotazione politica, ed il caso di Leopardi, ma anche di Manzoni, mentre Foscolo conserva il suo ruolo di intellettuale impegnato e politico per eccellenza, emulo e rivalutatore di Dante. Come lettore "risorgimentista"sono stato piacevolmente sorpreso di trovarvi nomi meno noti, come quelli del drammaturgo Modena, della cantante Maria Malibran, oppure notissimi, ma nei quali l'aspetto politico-patriottico non è mai stato considerato rilevante, come nel caso di Donizzetti. La raccolta contribuisce quindi ad ampliare l'orizzonte di conoscenza del periodo storico risorgimentale, dimostrando che in esso la politica si faceva anche recitando sul palcoscenico o scrivendo musica per opere liriche, come in ogni periodo di grandi passioni e attesa di eventi epocali.
Recensioni
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I dodici profili che compongono questo volume offrono "una lettura problematica del Risorgimento e della sua cultura, lontana dall'intento esclusivamente celebrativo e dalla visione teleologica che ha accompagnato le interpretazioni del periodo fin dagli anni postunitari". Scrivere le "vite" di alcuni protagonisti del nostro Ottocento non significa allora, semplicemente, ricostruire delle biografie, bensì misurare il valore morale o "civile" (appunto) di alcune esperienze dove la "dimensione culturale" si intreccia sempre con le peripezie del "processo storico" e con le "molteplici passioni" dell'esistenza. Scrivere queste "vite", progettarne la serie, non è insomma un gesto erudito, ma una scelta profondamente ispirata all'antico modello plutarchiano. La rassegna, con programmatica interdisciplinarietà, presenta come "emblemi" o "icone" del Risorgimento cinque letterati (Foscolo, Manzoni, Pellico, Leopardi, Nievo), quattro artisti dello spettacolo musicale o teatrale (Donizetti, Gustavo Modena, Maria Malibran, Verdi) e tre figure di politici o patrioti (Cattaneo, Mazzini, Cristina di Belgiojoso). Ma i confini delle rispettive specialità sfumano e si confondono immediatamente, poiché "costruire la nazione unitaria" significa a ogni istante spettacolarizzare la politica, trasformarla in mito nel momento del suo farsi, riformularla nelle figure del giornalismo militante, della pedagogia teatrale, della finzione letteraria, dell'opera in musica. La prospettiva risorgimentale permette così di rinfrescare i ritratti di molti personaggi illustri, riferendoli ogni volta all'attualità con risultati stimolanti: il Leopardi "politico" di Giulio Ferroni e il Verdi "deputato" di Philip Gossett, in questa rassegna tutta originale, lo dimostrano con esemplare efficacia. Rinaldo Rinaldi
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