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Sono un ' infermiera. Ho letto questo libro ricordandomi di quando ero un ' allieva, quando, i tanti impegni di mamma studentessa mi portavano ad andare di fretta...e a volte non potevo e non volevo ascoltare il cuore dei pazienti e mi limitavo solo a sentire... e quando, invece, alcuni pazienti toccavano in modo particolare le corde del mio animo.. e rivedevo in loro un mio figlio, o mio padre... e l' empatia che si creava arricchiva entrambi... anche io , come Nepente, mi ritrovo a ricordare tanti particolari di quelle persone, il loro volto e il loro nome. È da loro ho capito che noi infermieri non possiamo essere solo degli esecutori asettici di pratiche infermieristiche. Nepente ci fa capire che basta poco per passare dal ruolo di regista a quello di attore...se tutti i giorni avessimo in mente e nel cuore questo messaggio di Nepente sicuramente non ci ritroveremo a sbuffare quando un campanello suona un po' più insistentemente.... questo libro lo consiglio soprattutto agli allievi infermieri perché insegna a dare voce agli invisibili e ci ricorda che non SI Fa L'INFERMIERE, MA SI È INFERMIERI..
Ho letto “Vite di C’era” di Antonio Romano. Intanto leggere un libro facendosi trasportare dalle note del pianoforte di Einaudi o dalle parole di un’artista come Mina è stata una esperienza al tempo stesso suggestiva ed emotivamente trascendentale. L’ho fatto nella iniziale consapevolezza di non poter vivere le stesse emozioni e capire le scelte o non scelte di vita di chi si è trovato a convivere con una patologia devastante, di chi si è trovato tra gli “invisibili”. Perché solo chi, come il nostro “Nepente”, spingendo la sua visuale di vita oltre l’orizzonte e subendo sulla propria persona la malattia può sentire e vivere quelle emozioni e trasformarle in esperienze al servizio degli altri, “di dare voce a chi voce non ne ha”. Nepente con forza ma senza la presunzione di voler fare la morale a chicchessia ci offre uno spaccato della condizione di tante persone che all’improvviso vengono, di fatto, dichiarate “invisibili” agli altri da un approccio errato nel rapporto con il paziente. Ci invita a immedesimarci e vivere quelle emozioni e sensazioni che arrivano dal malato cronico nella prospettiva di prenderci cura della persona e non solo della malattia. E lo fa seguendo l’approccio metodologico del nursing narrativo che coinvolge il lettore in un turbinio di fortissime sensazioni ma che, alla fine di ogni storia, ti mette di fronte a una crudele realtà. Una realtà, come dice Nepente, che appartiene a tutti NOI. Conosco Antonio e la sua splendida “uagnona”, Giulia mia figlia, quella della “granita”. Insieme stanno affrontando un percorso difficile, insidioso, privativo ma insieme hanno assunto il comando della nave in preda alla tempesta e insieme lottano contro “l’invisibile nell’impercettibile”. Splendide le illustrazioni.
Una bellissima sorpresa. Un libro intenso ed emozionante. Solitamente non rischio acquistando libri di autori che non conosco ma questa volta ho voluto affidare le mie scelte esclusivamente su una quarta di copertina allettante e coinvolgente. Sono super entusiasta della decisione. Un libro per tutti di tutti. Grazie
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