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Anno edizione: 2011
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L'album della "crisi" dei PJ, non certo per la qualità della musica, ma per la situazione contingente (il disco esce nel 1994 dopo la scomparsa di Kurt Cobain, considerato un po' il leader di quella scena musicale) e per la rapida ascesa alla fama che consacra i componenti della band, loro malgrado, come rockstar. Ma Eddie Vedder non ci sta ad essere "catalogato" in modo così superficiale e sbrigativo e lancia un bellissimo messaggio ai fan in Corduroy: "take my hand, not my picture".
Vitalogy è la terza uscita discografica dei Pearl Jam, fra le band di Seattle più in voga nel 1994 in cui il grunge rock subisce la destabilizzante scossa della morte di Kurt Cobain. Molto ci si aspettava dunque da questo disco e molto è in effetti arrivato: le 14 tracce di Vitalogy sono un impasto sonoro senza precedenti per il quintetto capitanato da Eddie Vedder, nonché un concentrato di hits immediate e di pezzi che rimarranno in scaletta per moltissimi anni nei concerti del gruppo. Basti pensare ai singoli Spin the black circle, furia punk purissima, o Immortality, delicata ballata dedicata esplicitamente proprio a Cobain: diversissimi, ma entrambi intensi ed entrati nel cuore dei fans fin da subito. Oppure a brani orecchiabili come Corduroy, a raffinate melodie come quelle di Nothingman e di Better man, a tracce sperimentali come Bugs o Aye davanita, o la chiusura di Hey foxymophandlemama, that's me, sorta di Revolution 9 (Beatles, White album) dei Pearl Jam. In questa riedizione compaiono in coda tre versioni demo di altrettanti brani: tre chicche in più da gustare per l'ascoltatore.
Questo album esce nel Novembre 1994, ovvero in un momento di transizione molto delicato per la band: sono trascorsi anni di successo e fama a livello internazionale, ma pochi mesi prima è scomparso il principale esponente di quella generazione e anche della scena "grunge" di Seattle: Kurt Cobain. In questo album si avverte una sorta di crisi esistenziale, e un che di tormentato in molte canzoni. A livello strettamente musicale, ci sono dei singoli che entrano di diritto tra le canzoni più amate dei PJ (Corduroy e Betterman su tutte), ma per la prima volta il gruppo comincia anche a completare l'album con pezzi sperimentali che personalmente non mi sono mai piaciuti (tipo Pry To o Aye Davanita), cosa che succederà anche negli album successivi, e per questo dò una stella in meno.
Recensioni
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