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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2015
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«La vita e il tempo di Michael K è un'opera straordinaria» – Nadine Gordimer
Un paese stretto nella morsa di una guerra dalle ragioni oscure, con il suo sinistro corredo di convogli militari lungo le strade, campi di lavoro e di «rieducazione» dietro reticolati di filo spinato. Una città tormentata dall'urlo delle sirene del coprifuoco e da sommosse che ne devastano interi isolati. E in mezzo a tutta questa violenza insensata, un uomo, dal labbro leporino e lento di mente, che insieme alla vecchia madre si unisce alla folla dei disperati in fuga verso le campagne, nel tentativo di raggiungere la terra d'origine: la fattoria dove la madre ricorda vagamente di esser nata. Ma il viaggio, almeno per Anna K, termina presto, tra le pareti di un ospedale. A Michael non resta che continuare a cercare quell'angolo di terra da solo e, una volta trovatolo, provare a dare nuove radici alla sua vita di outsider.
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Buon libro. La trama,sempre aderente al personaggio e quasi esente da inutili divagazioni, è in costante tensione narrativa. Il tema centrale della storia è la fuga che Michael K. persegue con assoluta caparbietà. Lui scappa sempre, dalle persone, dai luoghi, da tutto, quasi fosse un animale braccato, disposto a patire enormi privazioni personali pur di non mantenere legami col resto del genere umano. Perchè? Qual'è il suo obbiettivo? Il lettore scoprirà alla fine che Michael K. non ha una meta finale conscia. Le sue fughe sono istintive, dettate dal suo assoluto bisogno di non essere irretito e fagocitato dai "campi", siano essi di prigionia o di altro genere. Ciò restituisce al protagonista un valore eroico ben al di sopra del suo status apparente di menomato fisico e pschico.
Anche se molti sostengono che Coetzee ha scritto di meglio, personalmente trovo "La vita e il tempo di Michel K." un romanzo splendido, a metà tra Hemingway e Dostoevskij, duro e tenero allo stesso tempo. Se prorpio devo trovare un difetto devo ammettere che in alcune parti, ci sono descrizione troppo lunghe e, a mio avviso, poco funzionali alla narrazione che finiscono per dare un senso di stanchezza alla lettura. Naturalmente il mio non è un giudizio critico, ma personale; ci mancherebbe che io dal mio nulla mi mettessi a criticare la prosa di un premio Nobel...
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