Nell'ultimo ventennio gli anni del carcere sono stati in Italia l'oggetto privilegiato di una vera rinascita degli studi gramsciani, dopo una prolungata eclissi che aveva fatto del nostro paese un'autentica anomalia nel panorama internazionale. Al centro di tale processo vi è stata una vera e propria "rivoluzione delle fonti", che è passata attraverso sia un riesame della veste grafica e della struttura cronologica, un approfondimento delle categorie concettuali e dell'intreccio tra i diversi filoni di ricerca dei Quaderni, sia la pubblicazione con nuovi criteri filologici non solo delle lettere di Gramsci, ma anche di quelle dei corrispondenti e dei carteggi "paralleli", tra cui rivestono particolare interesse quelli tra Gramsci e Tania Schucht, tra Sraffa e Tania e tra Tania e i familiari. Tale procedimento si è rivelato essenziale sia per illuminare numerose "zone d'ombra" e per riesaminare sotto una nuova luce l'intera vicenda carceraria, sia per contestualizzare le diverse fasi di stesura dei Quaderni. Il volume di Vacca si inserisce pienamente in questa nuova direttrice filologica, prospettica e metodologica. Esso ha al centro il complesso sistema di relazioni e i diversi soggetti e interlocutori che ruotavano attorno al comunista sardo, e lo fa attraverso non solo la rivisitazione delle fonti già conosciute, ma anche utilizzando documenti archivistici solo parzialmente utilizzati o anche del tutto originali, tra cui spiccano le lettere e le carte personali di Piero Sraffa e quelle di Tania, Giulia ed Eugenia Schucht provenienti dagli archivi familiari e recentemente versate alla Fondazione Istituto Gramsci. Ciò permette di ricostruire il ruolo centrale svolto, in continua interazione, da Sraffa e da Tania in quanto tramiti tra Gramsci e il mondo esterno sia sul piano dei rapporti con il Centro estero del PcdI, sia su quello, estremamente delicato, delle pratiche legali per la salvaguardia della sua dignità e dei suoi diritti, per il trasferimento in clinica e la concessione della libertà condizionale, sino ai progetti e alle iniziative rivolte verso le autorità sovietiche per sollecitarne la liberazione. Si intrecciano qui molteplici piani di analisi: i) l'assenza di azioni incisive da parte del governo dell'Urss per la liberazione di Gramsci, motivata da una parte da una costante ricerca di buone relazioni con l'Italia fascista che risaliva al 1924 e che si era semmai accentuata, dopo l'avvento al potere di Hitler, con l'adesione alla politica della "sicurezza collettiva", ma dall'altra anche dall'immagine di Gramsci, ritenuto un "comunista dissidente" in rapporto alla lettera del 1926 e alla successiva opposizione alla linea "classe contro classe" e alla stalinizzazione del Comintern; ii) il ruolo ambivalente di Mussolini, stretto fra la necessità di alleviare le condizioni carcerarie di Gramsci onde evitarne la morte e allontanare il discredito che ne sarebbe derivato per il regime e il costante rifiuto ad accedere alla sua liberazione in assenza di atti di sottomissione da parte del comunista sardo, che lo avrebbero distrutto sul piano politico e morale (un fattore quest'ultimo che forse avrebbe meritato una maggiore attenzione e un maggiore peso, anche in riferimento alle inerzie e alle omissioni da parte sovietica); iii) l'azione polivalente di Sraffa come punto di riferimento politico, intellettuale e morale per le strategie di sopravvivenza e le prospettive di vita pubbliche e private di Gramsci, ma anche come crocevia di una trama quanto mai intricata di rapporti con Togliatti e il Centro estero del PcdI, con la famiglia Schucht e con Tania (che sarà il tramite diretto, e che, moderna Antigone, legherà la sua vita alla difesa dell'integrità fisica e morale e del lascito di Gramsci), nonché con i diversi soggetti che, a partire da Mariano D'Amelio, agiranno dall'interno stesso delle istituzioni fasciste nelle complesse pratiche di natura giuridica per la salvaguardia della salute e della sopravvivenza stessa del prigioniero; e infine iv), la figura tragica di Giulia Schucht, gli schiaccianti problemi di comunicazione tra i coniugi legati alle diversità di carattere, alle malattie, alla lontananza e alla separazione forzata, ma anche alle diverse censure a cui la coppia era sottoposta, al clima familiare "ammorbante e distruttivo" e all'ostilità da parte del padre Apollon e della sorella Eugenia (su cui ha gettato nuova luce la pubblicazione dell'Edizione nazionale degli scritti gramsciani). Riguardo alla vita e ai pensieri di Gramsci in carcere, Vacca sottolinea del tutto giustamente come egli, lungi dal rifiutare ogni legame con il Centro estero del PcdI, secondo una vulgata troppo a lungo tramandatasi, abbia cercato di costruire, per tutta una prima fase, un'intensa interrelazione, sino a mettere a punto un linguaggio in codice e a far pervenire notizie dei percorsi intellettuali che andava consegnando ai Quaderni, nonché del suo dissenso aperto sulla politica della svolta e delle relative acquisizioni in merito ai contenuti e alle finalità della lotta antifascista (a cominciare dalla questione della Costituente). Parimenti condivisibile è il legame che l'autore stabilisce tra l'estraneità di Gramsci all'orizzonte della bolscevizzazione, già manifesta nel 1926, e la ricerca teorica profondamente innovativa dei Quaderni del carcere, la riflessione sul nesso tra crisi organica e "grande trasformazione" del sistema capitalistico, sull'involuzione "economico-corporativa" dell'Urss staliniana e del marxismo-leninismo sovietico, sulla nuova prospettiva strategica all'insegna dell'antideterminismo e delle categorie di egemonia, "guerra di posizione" e "rivoluzione passiva" che ne derivava. Il quadro che ne risulta smentisce le illazioni su una rottura di Gramsci con il movimento comunista e semmai ci restituisce l'immagine di un comunista "eterodosso", ma determinato a proseguire, fino a quando le forze glielo avrebbero consentito, la battaglia per una profonda riqualificazione del movimento stesso, riqualificazione atta ad attrezzarlo (emblematico il confronto-scontro con Croce) alle nuove sfide del mondo contemporaneo. In questa stessa luce è importante inquadrare sia i tentativi di Gramsci di utilizzare tutti i possibili margini di condizionamento che potessero aprirsi nelle sfere decisionali del regime, sia la determinazione nel rivendicare i propri diritti e nel respingere le pressioni per la domanda di grazia e ogni altro atto che potesse suonare umiliante. Qualche perplessità può tuttavia suscitare la tesi di Vacca secondo cui l'elaborazione teorico-politica di Gramsci intendesse promuovere una fuoriuscita non solo dallo stalinismo, ma anche dal bolscevismo, laddove invece il suo inequivocabile richiamarsi all'eredità (sia pure incompiuta) di Lenin, come fonte originaria di ispirazione degli ambiti più innovativi della propria ricerca, sembrerebbe attestare la sua persistente appartenenza all'universo politico ideale e al messaggio universalistico della rivoluzione d'Ottobre. E del resto sarebbe difficile spiegare altrimenti la scelta, nella fase finale della sua vita, di espatriare in Urss dopo la liberazione dal carcere, a cui alcuni autori hanno voluto polemicamente contrapporre il progettato ritorno in Sardegna (una tesi quest'ultima che viene peraltro smentita dalla nuova documentazione utilizzata in questo volume). Altra cosa è discutere della rottura dei rapporti politici e personali di Gramsci con il Centro estero e segnatamente con Togliatti, che emerge qui con ulteriore nettezza e che ebbe al centro il sospetto (non importa quanto fondato) che la "famigerata" lettera di Grieco del 1928 fosse stata originata non già da improntitudine o leggerezza, bensì da un "atto scellerato" volto a "sacrificarlo". Ne è eloquente testimonianza sia la puntuale ricostruzione delle iniziative per la liberazione di Gramsci e delle sue raccomandazioni a mantenerle segrete al Centro estero, sia la sua espressa volontà di affidare al solo Sraffa la responsabilità di curare la pubblicazione dei Quaderni escludendone Togliatti: un lascito di cui si fece portatrice Tania, insieme alle sorelle Schucht, e che sarebbe stato all'origine di un'inchiesta da parte degli organi dirigenti del Comintern, inchiesta che rimase senza seguito, ma che avrebbe potuto avere sviluppi imprevedibili. Claudio Natoli
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