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Anno edizione: 2015
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L'ennesima storia che parla di HIV e AIDS, neanche troppo originale, fatto salvo l'aggiornamento delle terapie mediche potrebbe essere, quanto a consapevolezza e presa di posizione sociale, essere stata scritta trenta anni fa. Come se il movimento gay o la giornata mondiale dell'aids non fossero mai esistite.
Tuttavia, a mano a mano che la presa di coscienza della propria finitezza diventa familiare, anche la malattia viene inserita nella quotidianità delle giornate fino, addirittura, a diventare un'opportunità di miglioramento, e ad essere amata per la genuinità che apporta alle relazioni con i propri simili. Con "La vita non vissuta" Nicola Gardini raggiunge, secondo me, un traguardo importante nella propria produzione letteraria, dimostrando una raggiunta maturità artistica e umana di grande rilievo.
Questa volta l'autore ha superato se stesso. Il vero protagonista del libro è il tempo, visto sia nello scorrere della vita del protagonista narrante, sia nei rimandi storici. Ci si immerge in una narrazione che tocca tanti luoghi geografici, che in realtà costituiscono altrettanti luoghi spirituali, dove il tempo riveste il ruolo di metronomo dell'esistenza. Gardini ha fatto sì che ogni pagina trasmettesse al lettore le angosce e le paure di chi si sente solo di fronte all'ignoto, e la malattia è presentata come una delle strade possibili per intraprendere un cammino di consapevolezza.Quando, inizialmente, la paura è soffocante, l'unico sollievo che rimane al protagonista è quello di oscillare, come fa, appunto, l'ago di un metronomo, da Seneca (Quando arriverà quel giorno in cui ti renderai conto che del tempo non ti importa, in cui sarai tranquillo e sereno, incurante del domani e ormai completamente pago di te stesso! Vuoi sapere che cosa rende gli uomini avidi del futuro? Nessuno appartiene a se stesso. I tuoi genitori hanno desiderato ben altro per te; io, invece, desidero che tu disprezzi tutti quei beni che loro ti augurano in abbondanza. I loro voti spogliano molti altri per arricchire te; tutto ciò che vogliono darti, bisogna toglierlo a qualcuno. Io ti auguro, invece, di avere il possesso di te stesso in modo che la tua mente, travagliata da pensieri volubili, trovi riposo e certezze, che sia soddisfatta di sé e, riconosciuti i beni veri, che si possiedono non appena si riconoscono, non desideri una vita più lunga. Se uno vive dopo aver portato a compimento la propria vita, ha ormai superato tutte le necessità ed è completamente libero da ogni vincolo.) fino a Pessoa (La vita è quel che decidiamo di farne. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma quello che siamo). (segue)
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