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Una trama semplice, il protagonista incapace di reagire, conduce una vita che non lo soddisfa, reprime le sue emozioni e cerca di far prevalere la ragione su tutto, anche sull'amore. Non è un romanzo leggero, anzi abbastanza pessimista.
Una vita è il romanzo di esordio di Aron Hector Schimitz, che per l'occasione adottò lo pseudonimo Italo Svevo, ed è il meno letto dei suoi romanzi. Il libro non è affatto pesante, anche nelle parti in cui viene descritto il lavoro monotono di Alfonso Nitti, il protagonista del romanzo e alter ego di Svevo. Per essere il romanzo d'esordio di un autodidatta è un testo scorrevole e piacevole, che si concentra sul desiderio di scalata sociale di Alfonso, un impiegato provinciale, timido e remissivo, che si sente diverso rispetto alla frenetica vita moderna (sogna spesso di tornare in campagna dove vive sua madre). Egli desidera sposare Annetta Maller, la figlia del suo capo, pur cogliendone la frivolezza, per poter migliorare la sua condizione sociale. L'oscillazione tra sogno e realtà condurranno Alfonso ad una tragica fine. Alfonso rappresenta l'inetto, figura tipica della letteratura decadente, che non riesce ad affermarsi socialmente a causa di profondi conflitti interiori, che saranno analizzati da Freud qualche anno dopo (Una vita è del 1892, L'interpretazione dei sogni è del 1900). Inizialmente la lettura dei primi capitoli non mi appassionava, ma poi col proseguire delle traversie di Alfonso non ho potuto fare a meno di immedesimarmi nelle sue paure e nei suoi dubbi, anche quando essi, negli ultimi capitoli, sfioraro il parossismo. Per tutti i motivi esposti sopra, ne consiglio la lettura.
Recensioni
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I conflitti interiori di un impiegato di banca, arrivato a Trieste dalla campagna, che non sa adattarsi alla vita cittadina. Il primo romanzo dello scrittore.
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