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In La Vita Facile (Sillabario) Alda Merini raccoglie in ordine alfabetico le impressioni di una vita intera. In modo sincero e spietato la grande poetessa ci svela la sua umanità, fatta di fragilità, ma anche di consapevolezza. Consapevolezza della sua arte, certamente; ma ciò non la preserva dalle batoste del destino. Il manicomio è visto come antro-rifugio nel quale lo spirito si eleva, per correre libero fuori da esso indipendentemente dalla prigionia di fatto di un luogo così opprimente. Oltre a ciò, l'artista è affamata di vita. Di quella vita fatta di piccole cose, ma soprattutto di passione e di puro sesso. Emerge dalla pagine del Sillabario in questione la consapevolezza delle rughe;esse rovinano soltanto l'aspetto esteriore dell'intellettuale, ma non la sua voglia di bramosia fisica , da consumare con uomini più giovani. Alda, un tempo bellissima, è rimasta bambina dentro e grande esteta in fatto di maschi, ma non soltanto. Dalle pagine del Sillabario ecco gli elettrochock, che scuotono la coscienza piantando nell'essere umano chiodi sacrificali e scarnificatori. Ecco sempre presente la solitudine di Alda, che consuma un panino alla sera, a letto, sola nella sua casa sui Navigli. Senza più una famiglia non ha voglia di cucinare, come quando col marito si alternava ai fornelli per la gioia della prole. La Merini mangia in trattorie solitarie, scrive i numeri di telefono sui muri, osserva le vecchie ragnatele in alto, chiedendosi dove sono finiti ragni. Un libro di prosa e non di poesia questa volta, ma utilissimo per comprendere più degli altri il genio della poetessa più grande, che in vita adorava le sigarette e sistemava i libri sotto il cuscino, convinta che durante il sonno la sua mente fosse in grado di leggerli. Un pensiero Alda lo dedica a Marilyn; quella della Monroe fu una morte d'amore. Insomma questo La Vita Facile è un testamento ante litteram dell'intellettuale più amata da critici e lettori.
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