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Anno edizione: 1991
«Milarepa fu mago, poeta ed eremita. Lo fu successivamente e in modo così completo che i Tibetani fanno fatica a non separare questi tre personaggi e, a seconda del loro punto di vista di maghi, di laici o di religiosi, Milarepa è il loro più grande mago, poeta o santo. Questo essere singolare visse nell’undicesimo secolo della nostra èra e la sua memoria è ancora viva nel Tibet come fosse di una personalità da poco scomparsa». - JACQUES BACOT
«Uno di quei testi preziosi sui quali, a ogni nuova rilettura, si misura ciò che si è capito nel frattempo». - RENÉ DAUMAL
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Un pò pesante non sono riuscito a finirlo
Socrate, prima di morire, disse ai suoi discepoli di tranquillizzarsi, perché l'anima è immortale e prima o poi si reincarnerà in un nuovo corpo. Milarepa, assai più lucido del barbuto greco, meditò fino alla morte con lo scopo di sfuggire al ciclo della trasmigrazione: perché in questo mondo tutto è illusione. La vita di questo grande personaggio della storia del buddhismo tibetano ci spinge a rivalutare ciò che abbiamo sempre considerato essenziale nella vita, e che forse, in verità, non lo è. Di seguito alcuni dei versetti dei canti di Milarepa e del suo maestro Marpa: "Guarda. La vallata dei desideri è una vallata deserta. Scaccia il dolore. L'oggetto dei tuoi desideri è un miraggio"; "La mente è per la mente un incomparabile cavallo da cavalcare"; "Patria, casa, campo paterni / Appartengono a un mondo senza realtà".
Tibet mistico nella vita di un suo figlio illustre. Bello.
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