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Indice
L’ultimo libro di Federico Varese è un originale affresco delle mafie contemporanee. L’autore ha scritto opere importanti sulle mafie, ma lo caratterizza in particolare la voglia di andare a vedere sul campo, per capire problemi e questioni.. Vita di mafia riflette nitidamente questa predisposizione mentale a fare ricerca (...). Varese si è proposto di indagare alcuni aspetti di fondo delle principali mafie del mondo senza trascurare focus sulle organizzazioni minori e locali poiché i fenomeni vanno colti anche quando sono in embrione o in miniatura. (...)
Poi progressivamente giunge anche in Russia, in Cina, in Grecia, in Italia, nel Dubai, a Hong Kong. E sceglie di proporre al lettore un’analisi trasversale. Le diverse organizzazioni guardate, di volta in volta, attraverso una singola e comune prospettiva: la nascita e la morte, l’amore e il lavoro, il denaro e la politica. O l’immagine di sé, decisamente uno dei capitoli più originali. Ricomporre le mafie in un unico quadro e poi perforarle da differenti porte di ingresso è operazione non semplice, e ancor meno semplice è riuscire a farlo con semplicità. Ma l’autore ci riesce, grazie alla capacità di pescare in memorie giornalistiche e documenti spesso considerati superati o insignificanti. (...).
La consapevolezza che scaturisce dal libro è infine quella della profonda, irriducibile diversità delle mafie. Nonostante le imprevedibili analogie che la lettura suggerisce (...). Il crimine, insomma, può anche globalizzarsi, può spostare traffici e allestire network nei continenti, ma continua a tenere ben salde le sue radici culturali e morali nei luoghi d’origine. Per quanto i mercati si sovrappongano, restano i fondamenti ancestrali; che la globalizzazione corregge e offusca, ma non distrugge né sradica. E d’altronde non è per caso se non è ancora successo che un leader straniero abbia preso in mano un’organizzazione criminale e l’abbia adattata a un modello operativo e a un modo di pensare estranei alla sua storia. Il manager multinazionale del crimine deve ancora nascere. E non è un segno da poco.
Recensione di Nando dalla Chiesa
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