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Vita di Lorenzo il Magnifico - Niccolò Valori - copertina
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Vita di Lorenzo il Magnifico - Niccolò Valori - copertina

Dettagli

1992
30 giugno 1992
128 p.
9788838908187

Voce della critica

VALORI, NICCOLò, Vita di Lorenzo il Magnifico, Sellerio, 1992
LORENZO DÈ MEDICI, Tutte le opere, Salerno, 1992
scheda di Noce, M., L'Indice 1993, n. 4

In una delle più antiche biografie di Lorenzo de' Medici, composta da Niccolò Valori (1454-1528), uomo politico fiorentino legato ai Medici, a poca distanza dalla morte del Magnifico il "principe" è dipinto come politico d'eccezione, accorto amministratore di denaro pubblico e privato, valente cavaliere, fervente cristiano assai incline alla riflessione teologica, protettore di uomini illustri per l'ingegno, nonché "studiosissimo dell'architettura", cultore di musica e teatro, letterato e poeta di talento, versato in quasi tutti i generi, dalla poesia di ispirazione petrarchesca al trattatello, dal poemetto pastorale e comico-realistico alla sacra rappresentazione, dal componimento filosofico-religioso a quello di ispirazione classica. Al di là degli eccessi adulatori, questo ritratto di Lorenzo basta da solo a fornire motivi di sconcerto a chi voglia interpretare la sua personalità; di qui, da questa natura poliedrica, i dubbi e i dibattiti tra studiosi sulla vera natura del Magnifico, se fosse un politico prima che un intellettuale o viceversa, un tiranno o un "primo e ottimo cittadino", un dilettante di genio o un grande letterato.
Per limitarci alla sua produzione letteraria, fitta è la schiera di coloro che, incapaci di trovare nella sua opera un'unità di ispirazione, recalcitranti a collocare l'uomo nel suo tempo e nella sua cultura, poco inclini a un'accurata indagine filologica, hanno in questo secolo sottovalutato se non apertamente sminuito l'importanza del Lorenzo poeta. A partire dal ritratto di De Sanctis la sua poesia fu via via tacciata di artificiosità, dilettantismo (Fubini), superficialità (Croce, Flora), o giudicata per lo più mediocre (Momigliano). Alcuni critici hanno visto in Lorenzo il paradigma dell'incapacità di ricondurre a unità i molteplici aspetti del reale o vi hanno scoperto il "fascino di una personalità demidiata"; tutti, almeno fino a Sapegno, Pancrazi, Rossi lo hanno più o meno apertamente giudicato un dilettante. A queste interpretazioni si sono opposti, a partire dagli anni cinquanta, alcuni filologi, tra cui Emilio Bigi, Mario Martelli e Paolo Orvieto, i quali, resisi conto che "tutti i giudizi cristallizzati su Lorenzo nascevano dall'assurda premessa di una simultaneità produttiva", si adoprarono per una sistemazione cronologica delle sue opere; si è così potuta individuare nella produzione del Magnifico una coerente linea evolutiva che libera il campo dai contrasti e dalle antinomie riscontrati dalla critica precedente e rivela successive influenze: "ora di Pulci, ora di Ficino, ora dello stil novo, ora di Poliziano... realismo, platonismo e classicismo vengono così ad alternarsi in un'ordinata parabola evolutiva, senza più andare a costituire assurde polarità metastoriche".
Quest'evoluzione è brillantemente esposta da uno dei suoi artefici, Paolo Orvieto, nell'introduzione a "Tutte le opere" del Magnifico, pubblicata dalla Salerno con il patrocinio del Comitato nazionale per le celebrazioni del quinto centenario della morte del poeta: un'impresa che è il prodotto di quanto la filologia ha fatto per l'opera di Lorenzo negli ultimi quarant'anni. Quasi tutti i testi sono proposti nell'edizione critica più aggiornata, spesso ulteriormente riveduta e corretta; per i rimanenti si è fatto ricorso ai codici più autorevoli o a un confronto tra questi e la vecchia e inadeguata edizione curata dal Simioni. Ogni titolo è preceduto da un'ampia ed erudita introduzione; assai curati risultano gli indici e la bibliografia. Siamo insomma di fronte a quella che sarà l'edizione di riferimento dei prossimi decenni.

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