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Il libro, dedicato alla figura di Eleonora d’Arborea, e’ molto dettagliato nella ricostruzione degli avvenimenti che videro protagonisti da una parte i giudici d’Arborea e dall’altra i re d’Aragona legati da un rapporto di vassallaggio e di alleanza. Eleonora, giudicessa D’Arborea, vive tra il 1345 circa e il 1404.. A lei si deve la rielaborazione della Carta de Logu, un codice di leggi costituito da 163 articoli che regolava la giustizia per gli abitanti del giudicato d’Arborea, un territorio che comprendeva tre quarti della Sardegna e che aveva come capitale Oristano. Eleonora e’ una donna cresciuta in un ambiente culturale e familiare che le ha consentito di sviluppare la sua liberta’ di giudizio. Seguendo l’esempio di suo padre Mariano IV che aveva difeso l’ indipendenza dell’Arborea contro la prepotenza dei re aragonesi Eleonora si dedica principalmente alla revisione della Carta de Logu e vi aggiunge la sua personale impronta tutelando, per esempio, le donne che, come lei, devono essere messe nella condizione di scegliere il proprio destino. Riguardo alla stupro, la legge stabilita da Eleonora prevede infatti che il matrimonio possa essere considerato riparatore solamente se la donna offesa accetta di sposare chi l’ha violentata. Altrimenti, lo stupratore dovra’ farsi carico del suo avvenire e dovra’ trovarle un uomo che le piaccia. Per quanto riguarda le garanzie dell’imputato di un delitto, La Carta de Logu concedeva un ampio diritto di difesa, inimmaginabile in epoca feudale La Carta de Logu rimase in vigore fino alla promulazione dello Statuto Albertino nel 1848.
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