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Anno edizione: 2018
Von Haxthausen, viaggio al termine della Russia
di Valentina Parisi
Nell'inverno del 1842 il famoso esploratore e naturalista Alexander von Humboldt ricevette da Pietroburgo una missiva davvero inattesa. Lo zar Nicola I in persona si congratulava con lui per un saggio che l'anziano scienziato non ricordava di avere mai scritto; dopodiché lo invitava a visitare quanto prima il suo paese. Malgrado il profondo interesse che nutriva per la Russia (già girata in lungo e in largo durante la sua spedizione siberiana del 1829), von Humboldt non mancò di trasmettere immediatamente quella lettera al suo vero destinatario, il cui nome, guarda caso, cominciava con le stesse iniziali (da qui l'equivoco).
Firmato con l'acronimo "A.H.", qualche mese prima era uscito infatti sul "Preussische Staatsanzeiger" un articolo che lodava entusiasticamente il nuovo ukaz (editto) emesso dallo zar in tema di riforma agraria. Nulla cambiava ovviamente per quanto riguardava la condizione asservita dei contadini russi; in compenso, i proprietari terrieri potevano mettere a loro disposizione appezzamenti più estesi da coltivare sulla base di accordi volontari tra le parti. L'autore di quello scritto era il barone August von Haxthausen, a sua volta un possidente, nato ad Abbenburg in Westfalia nel 1792, che alla Russia stava guardando con sempre maggiore curiosità, intuendo in quel lieu inconnu un paese ancora estraneo ai rivolgimenti "fatali" innescati in Occidente dalla Rivoluzione francese.
Inutile dire che la proposta di Nicola I fu subito accettata: all'inizio della primavera del 1843, von Haxthausen si era già messo in viaggio in slitta in direzione est. Il resoconto di quell'anno trascorso non solo a Pietroburgo e a Mosca, ma anche e soprattutto in provincia, tra Kiev, Tula, Nižnij Novgorod e Jaroslavl', viene ora riproposto da Jaca Book (che l'aveva già pubblicato nel 1977) col titolo Viaggio nell'interno della Russia: 1843-1844. Direttamente finanziato dall'erario imperiale, il soggiorno di studio del barone tedesco doveva mirare a "spiegare" finalmente la Russia al pubblico occidentale – ovviamente in una luce più compiacente rispetto a quella che pervadeva La Russie en 1839, il reportage del marchese Adolphe de Custine che tanto successo aveva avuto in Europa. E in effetti i convincimenti di von Haxthausen – che ignorava il russo, ma era reduce da un viaggio in Estonia alla scoperta delle comunità agricole auto-organizzate – sembravano inaspettatamente armonizzarsi con le esigenze propagandistiche del regime zarista.
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