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Romanzo di formazione, dramma familiare e racconto per giovani e adulti interessati alle religioni, questo libro si apre su più livelli e restituisce una lettura piacevole, mai pesante e originale su diverse tematiche. Per prima cosa, è un viaggio: la geografia umana del religioso è resa con efficacia e sapienza; allo stesso tempo, è un dramma con punte di emozione che sanno farsi ricordare; inoltre, è uno sguardo attento a uno dei temi spesso sottovalutati nei contesti formativi istituzionali e formali: le religioni sono colte con lo sguardo filosofico della persona cosciente, esterna, che sa portare rispetto a un fenomeno umano, del tutto umano, che è innegabilmente importante, anche e soprattutto per l'ateo. La ricchezza tematica sta forse in questo: saper criticare, ma nel modo serio, non distruttivo, bensì costruttivo, il fenomeno religioso generalmente considerato, proprio perché lo si vive dall'interno, nei suoi molteplici particolari. La Clément è stata abile nel tessere un viaggio che non si esaurisce a trattato sulle religioni, ma vera e propria esperienza, con i suoi vantaggi e svantaggi. La prosa è spesso veloce, del tutto asciutta, i dialoghi e le dinamiche interpersonali tra i soggetti a volte al limite dello stereotipato, ma il romanzo è efficace nei suoi obiettivi: intrattiene, informa e deposita domande intelligenti.
Lessi questo libro alla sua prima uscita credo il 1998. Un libro che rileggerò molto presto poiché è uno di quelli che "ti restano dentro". Un libro che, oltre ad essere un bel romanzo, invita a riflettere. Un viaggio tra le mille religioni del mondo che portano ad una sola conclusione: il bene. Il bene è il denominatore comune di ogni religione. L'ingrediente principe sul quale si fondano le fedi. Un bel viaggio per mano ad una zia interessantissima, curiosa, intelligente e vera viaggiatrice del mondo.
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