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Dal Sudafrica, voci di narratrici esprimono quella varietà che è tipica della "nazione arcobaleno". Donne che scrivono dal Sudafrica senza averlo mai lasciato, donne che vi hanno fatto ritorno dopo aver conosciuto l'esilio, donne che scrivono del Sudafrica da fuori. Alcune di esse già note in Italia, come Nadine Gordimer, Bessie Head, Gcina Mhlophe, Zoë Wicomb e Sindiwe Magona, perché tradotte o perché hanno partecipato a varie manifestazioni culturali nel nostro paese. Scrittrici ormai considerate "classiche" e nuove voci, nuove generazioni, si esprimono in questa antologia che pur nella variegata tipologia dei temi trattati mantiene un tratto forte, dato dalla scelta del genere letterario, il racconto breve, e dato dalla scelta di genere.
Riecheggia per esempio in vari racconti il disagio della donna meticcia durante l'apartheid: motivo di vergogna in famiglia, pretesto per una sicura discriminazione fuori. Anche se alcune riuscivano a passarsi per bianche, finivano prima o poi tradite dai falsi documenti adottati, da capelli crespi indomabili: "La paura costante di un figlio meticcio era quella di sentirsi toccare sulla spalla e di sentirsi chiedere di andare nella parte riservata ai non-bianchi". Anche i racconti ambientati nelle townships fanno rivivere atmosfere che ormai appartengono solamente alla memoria, poiché alcuni di quei luoghi sono scomparsi a causa delle rimozioni coatte, come è accaduto al famoso District six, il quartiere di Cape Town dove risiedeva una comunità coesa di neri e coloureds. E così la Shebeen Queen, la regina delle distillerie abusive, assume quasi caratteristiche mitiche nel rivangare con ironia le incursioni della polizia; altrettanto ironica è la ventennale dormita di Katie Fortuin, una sorta di Ryp Van Winkle sudafricana, addormentatasi per non dover assistere alle rimozioni, e risvegliatasi nel Sudafrica democratico. Tragicomica è anche la fuga di una donna fermata, minacciata con il fucile, ammanettata, trasportata lontano, finché la carceriera non si è trovata a dover ammettere la propria come l'altrui vulnerabilità in quanto donne, nonostante il diverso colore della pelle.
Il nuovo Sudafrica, invece, emerge incerto, deludente, caratterizzato soprattutto da paura e sospetto, un mondo in cui intimidazioni e pregiudizi costringono ancora tutti nei vecchi ruoli. È interessante anche il punto di vista delle scrittrici sudafricane di origine indiana che danno voce alle comunità asiatiche locali. La scelta dei testi, infatti, insieme alla cura di Maria Paola Guarducci costituiscono una guida attuale alla multiculturalità di un paese più che mai sotto osservazione non solo in quanto laboratorio di convivenza sociale, ma anche in quanto forza economica in potenziale espansione.
Carmen Concilio
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