Quarant'anni di viaggi in Asia hanno accreditato Colin Thubron come l'ultimo dei travel writers inglesi, sulle orme dell'amico Bruce Chatwin. Dopo aver girovagato a lungo per le strade della Cina raccontando i suoi itinerari in due libri che sono oggi dei classici del viaggio: Oltre la muraglia (1989) e Ombre sulla Via della Seta (2006) questa volta Thubron ha diretto i suoi passi nel Tibet occidentale, per raggiungere il Monte Kailash (6638 m), una vetta ancora inviolata, che si trova in una regione dell'Himalaya sacra ai tibetani, dove hanno le sorgenti grandi fiumi dell'India. Perché un pellegrinaggio in un luogo sacro ad altri, in un'epoca che non ha più tempo per le devozioni? Partito cercando nella distanza un'opportunità per rimanere solo con se stesso, Thubron scopre una regione molto diversa da quella che avrebbe immaginato. Una lunga tradizione di libri di viaggio in Asia quelli di Sven Hedin, di Heinrich Harrer, di Giuseppe Tucci ha colorato l'idea che abbiamo del Tibet con i tratti delicati di un regno di antica sapienza, incassato in altopiani di gelida purezza e sospeso in un tempo diverso dal resto del mondo: un luogo della mente prima ancora che una regione reale. Al contrario, lo sguardo di Thubron incontra una terra che dalla modernità è stata depredata di ogni traccia di mito: il turismo di massa, la globalizzazione, i giovani monaci che guardano la televisione e tifano per il Manchester United. Già sessant'anni fa, un altro acuto osservatore della regione, Fosco Maraini, aveva scritto che il segreto del Tibet era quello di trovarvi un'inattesa normalità. "Un viaggio non è una cura. Ti dà solo l'illusione di un cambiamento", aggiunge oggi Thubron. Eppure, nell'aria rarefatta di altezze che affamano il cervello e moltiplicano le stelle, il viaggiatore si trova anche a dover ammettere come la profonda umanità di questo Tibet alluda alla possibilità di un'esistenza diversa, stanca della fretta e del consumo dell'Occidente. La lenta, incrollabile ostinazione con cui pellegrini di ogni parte del mondo girano intorno alla montagna sacra, sembra suggerire Thubron, dà sostanza all'idea che la vita sia un viaggio e il tempo una strada da percorrere a piedi. Luigi Marfè
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