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Anno edizione: 2015
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Più dibattiti qui raccolti, tra un antropologo francese e un nostro filosofo (il primo sarebbe alla base della conversione del secondo), che suscita interesse, per idee che ricorrono: la morte di Dio di nietzschiana memoria (kénosis per Vattimo); la secolarizzazione (laicismo) quale paradossale prodotto del cristianesimo, cui collegare il libero mercato, le libertà individuali, i diritti civili; il katechon che è preferibile non anticipare per non autodistruggersi con esplosioni di violenza; la vittima che non è colpevole per il cristianesimo; l'apertura di una violenza superiore ove ci si sbarazzi del sacro con/senza (bel tema che porta ad altro) una salvifica apertura all'agape (carità); l'ottimismo verso la storia (di hegeliana influenza) di Vattimo per affermare la riduzione dei limiti del cristianesismo che invece non accetta limiti (per Gesù esiste l'impossibile); i saperi fragili che fanno tornare al pensiero religioso, poichè la scienza "è una imposizione di un ordine razionale sul mondo". Verità e amore dovrebbero coincidere nel cristianesimo, mentre la filosofia contemporanea il passaggio è dalla veritas alla caritas. Per Heidegger nel logos di Eraclito e di San Giovanni sarebbe presente "la violenza della metafisica che il pensiero deve superare": eccoci al pensiero dell'Essere come indebolimento (coronamento del nichilismo per Vattimo) e dissoluzione della violenza del sacro, mentre la rivelazione della loro connessione accadrebbe solo con l'incarnazione di Cristo (ancora: kènosis). Il linciaccio come violenza contagiosa e collettiva, della folla espresso nei miti e poi nella Bibbia di qui colpevoli e innocenti, capri espiatori, sacrificati, persecutori e vittime, enigmi e regole nelle interpretazioni mai sopite. Occorre, in conclusione, per Girard appellarsi alla ragione senza idolatria: sia fatti sia interpretazioni . Un testo apparentemente semplice, ma che occorre leggere già attrezzati, con un minimo arsenale filosofico-teologico.
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