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Le vergini suicide - Jeffrey Eugenides - copertina
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Le vergini suicide
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Descrizione


Un narratore "collettivo", voce di un gruppo di coetanei maschi, rievoca a vent'anni di distanza la vicenda delle cinque sorelle Lisbon, oggetto proibito della loro adolescenza, avvolte in un'aura di mistero che la tragica fine comune - si sono tutte tolte la vita nel breve spazio di un anno - ha fissato per sempre. Nella memoria di questi antichi, tenacissimi spasimanti, esse divengono il simbolo di una possibilità remota e perduta: l'irruzione di un fremito ignoto nel mondo tranquillo, ordinario, opprimente dell'America suburbana degli anni Settanta. Il libro segna l'esordio folgorante di uno scrittore poco più che trentenne, ma già padrone di uno stile e di un universo letterario affatto personali.
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Dettagli

1999
Tascabile
266 p.
9788804459934

Valutazioni e recensioni

3,84/5
Recensioni: 4/5
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Claudio
Recensioni: 1/5

Libro di una noia mortale. Ho cercato di tenere duro, mi dispiace molto mollare un libro, ma man mano che andavo avanti mi domandavo che senso avesse perdere tempo in questo modo. Ho amato moltissimo Middlesex, ma in questo non sono veramente riuscito sa trovare alcun motivo di interesse!!! Sconsigliatissimo!!!!

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Luca
Recensioni: 5/5

Bellissimo romanzo. Tema delicatissimo affrontato in maniera impeccabile. Il libro è scritto davvero bene (impressionante che sia un'opera prima) e scorre velocemente. Consigliatissimo

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Guia
Recensioni: 4/5

E'una storia strana, bizzarra, ma magnetica e ben scritta. Mi è piaciuto, e lo consiglio.

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Recensioni

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Voce della critica


scheda di Thomson, G., L'Indice 1995, n. 1
scheda pubblicata per l'edizione del 1994

Il suicidio, afferma Kant, è l'unica azione completa, l'atto 'stricto sensu' svuotato di ogni possibile contenuto patologico. Le sue conseguenze invece, come il seducente primo romanzo di Jeffrey Eugenides "Le vergini suicide" dimostra brillantemente, non sono che contenuti patologici. Dopo l'ultimo dei suicidi delle misteriose ragazze Lisbon a cui fa accenno la prima pagina, si ode un coro di uomini in lutto, senza nome, setacciare l'affollata soffitta della memoria. Una infinita lista di "reperti" svela la natura del solaio rievocativo: è un sito troppo imperfetto per reggere gli ideali fragili ed esigenti delle sorelle Lisbon che, durante le loro brevi vite, sembrano fluttuare come fantasmi mitici di donne greche impiccate. L'astuzia di Eugenides sta nel collocare i suicidi all'inizio del romanzo trasformando così ogni particolare della vita delle sorelle, anche quelli più banali, in un sinistro presagio della tragedia a venire. In questo modo il suicidio non è l'effetto ma, retroattivamente, la causa di tutto. "Le vergini suicide" è un testo saturo di meticolosità in cui i narratori elencano in modo maniacale tutti gli oggetti che li legano alle sorelle: il loro lutto diviene una forma di raccolta e consumo di prodotti seriali che, immersi nel nero di seppia del loro dolore solitario, assumono un'aura di sacralità e importanza. Paradossalmente è proprio attraverso questo tentativo di spiegare e integrare simbolicamente i suicidi che emerge la chiarezza kantiana dell'atto. Col susseguirsi di goffe teorie e generalizzazioni volte a spiegare "qual è il problema dell'America" le sorelle spente si fanno sempre più distanti, eteree, cristalline, come una stella morta che continua a brillare in un'area che è mera differenza, pura virtualità. Il finale è una coda mozzafiato di reminiscenze nabokoviane in cui i narratori chiamano ossessivamente le sorelle "perché escano dalle stanze in cui sono entrate per trovare la solitudine eterna".

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Conosci l'autore

Jeffrey Eugenides

1960, Detroit

Jeffrey Eugenides (Detroit 1960) è un narratore statunitense di origine greca, vincitore nel 2003 del Premio Pulitzer. Si è affermato con Le vergini suicide (The Virgin Suicides, 1993), narrando in una cornice onirica il fascino vagamente elegiaco di cinque sorelle adolescenti votate al suicidio nella cornice suburbana di Detroit. Nel secondo romanzo, Middlesex (2002, premio Pulitzer), la sua esuberante inventiva si plasma tra l’epica ereditata dalla cultura europea e la concretezza della realtà americana, e crea una narrazione che tocca il tragico e il comico, ibridando il linguaggio con bizzarrie eccentriche e suggerendo fra le righe una riflessione sul «patrimonio genetico», che mostra la sua ineludibilità soprattutto in circostanze «forti»...

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