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Anno edizione: 2014
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È il libro gemello di Desperation, non so se scritto prima o dopo, ma comunque scritto in modo diverso. Sembra quasi che lo scrittore che noi tutti conosciamo abbia lasciato a casa la sua anima, la sua moralità, il suo buonsenso. Insomma, è come se fosse uno Stephen King senz’anima. D’altronde è proprio per questo che l’ha pubblicato sotto lo pseudonimo di Richard Bachman (anche se tutti ormai sapevano chi era veramente). I personaggi che popolavano Desperation sono presenti anche in questo libro, ma non sono gli stessi, soltanto il nome rimane lo stesso e questo può creare qualche disorientamento a chi leggesse i due libri uno dopo l’altro. Anche in questo romanzo si va alla ricerca del male, si cerca di estirparlo, di esorcizzarlo, ma le cose non andranno in maniera idillica, c’è sempre qualche intoppo. Come anche in Desperation, Stephen King parte alla grande, colpisce subito il lettore con una situazione di violenza ingiustificata, insensata, che noi non riusciamo a capire subito. Piombiamo nell’orrore, e lo scrittore non risparmia le immagini crude. In seguito comincia a formarsi un gruppo di persone, i sopravvissuti, una delle situazioni preferite di King, e scorgiamo dov’è nascosto il male. L’idea di inserire un diario all’interno del romanzo funziona, fa capire molte cose senza che siano i personaggi a parlare, ed anche l’idea di un mondo disegnato da noi fa riflettere. Il finale, come al solito, non è dei migliori, ma il significato del libro non va ricercato in esso, ma nella storia.
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