Per molti lettori sarà una rivelazione scoprire che quattro grandi scrittrici dell'Ottocento, note per romanzi più impegnativi, si divertivano a coltivare un genere considerato minore come il racconto dell'orrore e del mistero. È proprio attraverso la narrazione di fatti inspiegabili ed eventi soprannaturali che la loro immaginazione poteva liberarsi dai condizionamenti della morale dell'epoca, contrabbandando spiacevoli verità e dando voce a desideri proibiti. Solo alla fine del "Velo strappato" di George Eliot, le visioni profetiche e le allucinazioni del protagonista rivelano la loro reale natura condannandolo a un terribile destino. In "Dietro la maschera", Louisa May Alcott, che deve la sua fama al classico e benpensante capolavoro "Piccole donne", butta alle ortiche i buoni sentimenti e dietro un viso d'angelo nasconde un'affascinante e malvagia creatura intenta a compiere la sua ostinata vendetta. Charlotte Perkins Gilman con "La carta gialla" rivela le inquietudini di un'immaginaria malata di nervi che un marito troppo amorevole costringe a un riposo forzato in una stanza piena di ombre. Arrivata infine in un "paradiso troppo perfetto", l'irrequieta moglie del racconto di Edith Wharton, "La pienezza della vita", rimpiange la tranquilla monotonia del proprio matrimonio, mandando al diavolo il mito dell'anima gemella. )
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