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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2018
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Ìmpari coscienza storica e moralità politica si presentano sùbito in questo libro, arenandosi il ‘preludio' dello stesso autore in considerazioni vuote sulla iconoclastia religiosa. Difatti ebraismo cristianesimo ed islamismo non sono povere di immaginario ma Luigi Zoja cosi le presenta prima della trattazione, corredata di fotografie. Perché? A causa del suo inizio psicoanalitico improntato a psicologia della percezione ma svolto secondo una direttiva storica che dei monoteismi non accoglie per davvero le espressioni sublimi, profonde né le manifestazioni forti o chiare. Ciò è sostenuto da lacune, da parte di autore stesso, del pensiero politico, intorno ai poteri sovranazionali e multinazionali, cui facoltà le attribuisce ai poteri internazionali senza sapere dove e quando i lasciti e dove e quando no; e tutto ciò gli impedisce di riconoscere i preconcetti sulla storia che cita: premette il ricordo delle steli e non gli antepone le memorie orali, dice delle Dodici Tavole romane senza prima dirne delle contrarie testimonianze romane, queste il vero sèguito politico e non le tavole. Tanta devianza e conseguente indistinto rifiuto non gli impedisce di porre per base di partenza non teorica ma pratica la reale storia della fotografia e della sua esperienza massificata, perché i diaframmi storico-culturali-politici che tal psicoanalista ha usato e dichiarato sono insufficienti ad occultarla e perché la sola psicoanalisi delle percezioni garantisce di districarvisi; tuttavia con tal presupposti l’èsito reale della stessa psicoanalisi offre spazi per l’autocritica delle ragioni di partenza intorno a stesso inizio dello psicoanalizzare e nient'altro di concreto, in forza non in virtù della stessa insensibilità delle masse a confronto col mondo della fotografia e delle fotografie. MAURO PASTORE
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