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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2002
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Fatti, persone, nazioni, ideologie, miti; le relazioni tra la sfera personale e quella storico-politica, le relazioni tra il presente ed il futuro di un destino individuale e collettivo, "solo" attraverso una narrazione essenziale. Pochi commenti, e illuminanti, che tanto la tragicità della storia umana è già nei fatti: così nudi, diretti, in realtà presentati con un ritmo ed un'intensità virtuosistici. Capolavoro.
Tre vicende diverse, ma così legate tra loro. Certo, un lettore superficiale potrebbe - soffermandosi solo sulla narrazione - giudicare frettolosamente il libro in maniera negativa. Ma è evidente che un'opera letteraria non deve solo coinvolgere le più immediate emozioni, altrimenti a scuola si studierebbero solo i best seller e non autori come Tasso, Borges o Musil! Il filo conduttore delle tre parti del libro è quello della memoria. E la memoria è un peso insostenibile se non la si condivide con qualcuno che sappia trarne un insegnamento. Davita - in tre fasi diverse della sua vita (anche se l'autore non chiarisce se si tratta sempre della stessa Davita o se sono tre Davita diverse...) - è colei che riesce a salvare l'esistenza di tre persone, tutte portatrici di una memoria gravosa, che altrimenti rischierebbe di travolgerli.
Sono riuscita a leggere solo la prima parte del libro: Noah un ragazzo ebreo di 17 anni sopravvissuto ad Auschwitz arriva a New York ospite di una zia. Viene mandato a lezione di Inglese da Davita, una ragazza ebrea di 18 anni alla quale racconterà la sua storia. Purtroppo Potok non riesce a trasmettere nessuna emozione; dialoghi e gesti sono assurdi e ripetitivi, i personaggi sono descritti molto superficialmente e non hanno una loro personalità, nemmeno Noah con il suo fardello di dolore e disperazione. Nonostante io sia una lettrice molto paziente, non sono proprio riuscita ad andare avanti.
Recensioni
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