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"Redenzione","salvezza","buona notizia".Parole svilite nella quotidianità e dimenticate nel loro senso profondo. Si tratta infatti di REALTA', legate alla nostra esperienza di uomini e donne di oggi.Ripetiamo come pecoroni nelle chiese "Gesù è morto per me..."ma non abbiamo il minimo coraggio di aprirci davvero a questo mistero, a questa buona notizia. Quando invece nella tua esistenza,assillata dall'ansia e inquinata dall'angoscia,si avvicina Colui che si prende cura di te,ti protegge come una madre fa coi suoi figli, ti dà la sua vita perchè tu possa respirare e ritornare alla gioia e alla fiducia, qui sperimenti che cos'è un Dio che muore per te, che ti ama fino alla morte. La psicologia del profondo è il punto di osservazione tramite il quale questi concetti teologici astratti possono essere calati nel concreto delle nostre più terribili sofferenze. Non perchè la sofferenza sia il 'destino' del cristiano, ma in quanto laddove abbiamo più bisogno di essere salvati là il Signore si fa più presente e ci ama di più. Ogni male, ogni luogo di abbandono è lo stesso luogo dove il Samaritano passa, si prende cura di noi e ci riporta a casa, dove tutti possiamo stare. Abbiamo paura della psicologia perchè temiamo che ci sveli la verità su di noi e così ne siamo diffidenti. In effetti chi nella sua vita non ha mai provato angoscia, depressione, conflitti di personalità ... come può capire il dramma dell'uomo fino in fondo? Io dico che di fronte a Drewermann dobbiamo fare un passo indietro e inchinarci, non per le sue doti di psicologo o teologo ma per l'immensa umanità e misericordia che trasudano da ogni sua parola. Solo di questo l'uomo ha bisogno: un Dio che lo accolga senza condizioni o senza imporre prima oneri.
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