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Anno edizione: 2012
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Come direbbe Flaiano perde cultura da tutte le parti (veramente lui non parlava di cultura) e questo è sufficiente per un voto alto. In questo deserto culturale in cui sono più quelli che scrivono che quelli che leggono Tuzzi è un gigante da questo punto di vista. Che poi non ci sia trama o piuttosto nascosta da un horror vacui di citazioni fa parte del suo stile. Forse non il massimo voto ma certamente non il minimo: margaritas ante porcos e povero anche il maiale (cit.) Le caratterizzazioni del mondo universitario, purtoppo reali, meritano da sole la lettura.
Da molto tempo non leggevo un romanzo così potente, per forma e contenuti. La prosa è assolutamente degna di nota: raffinata, intelligente ed efficace come poche (chi ha detto Fruttero & Lucentini?). Emerge, ferocissima, la descrizione dello sfacelo morale di una società - la nostra - prigioniera delle proprie vacue ambizioni e delle proprie illusioni, destinata quindi a non sopravvivere a se stessa, come lo spietato finale profetizza. La perfetta caratterizzazione dei personaggi, il moltiplicarsi dei punti di vista e l'affascinante contrappunto di citazioni e rimandi letterari più o meno nascosti contribuiscono a dare spessore e respiro ad un'opera davvero notevole.
Il libro più borioso, pomposo, fastidioso ed inutile che abbia letto in vita mia. Spocchioso ed inutile sfoggio di onniscenza trasversale, citazioni in dialetto, in latino, e in altre lingue, giusto per fare bella mostra di "quante ne so", infilate ovunque, che non aggiungono assolutamente nulla, ne alla storia, ne ai personaggi. Infarcito di riferimenti, citazioni, allusioni, a qualsiasi conoscenza "culturale" di cui si possa far sfoggio. L'ho odiato con tutte le mie forze. La storia è noiosa, i personaggi banali e stereotipati, l'ambientazione inutile e farlocca, le descrizioni prolisse, lo sviluppo inesistente e prevedibile. 455 pagine di tedio assoluto. Eppure l'ho finito. Per poterlo odiare fino in fondo e poterne parlar male fino alla fine dei secoli.
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