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Nel romanzo Valérie di Maria Cristina Impagnatiellosei l’anima di un uomo che si lascia trascinare dagli eventi, ma che non è onda egli stesso. È sempre mare calmo anche quando c’è tempesta. Sembra un quadro, la trasposizione di se stesso in una visione distaccata dell’esistenza. Vive più che altro seguendo un solo istinto lasciando da parte tutto il resto. Si adegua alle situazioni come un peso morto. Non ha fame di scoperta. Assorbe tutto e assimila ogni cosa, nota le trasformazioni, di suo però non lascia l’impronta di un percorso voluto, desiderato, cercato. Lascia parole su carta per recuperare un pezzo di sé e della sua Valérie. La teatralità della vita passa anche dal respiro che si fa fumo, rabbia, consenso, accettazione, sopportazione e bramosia per cercare quell’essenza che le ore apatiche non possono dare. Intimistica la prosa. Lo stile narrativo è compatto, pieno, denso di emozioni che diventano pioggia, rugiada, brina. Tutto è palpabile ed evanescente allo stesso tempo. Sembra di stare in una galleria d’arte dove ogni quadro ti riporta ad una dimensione diversa. Sei ogni cosa ed il suo esatto contrario. Storia e scrittura ti entrano nella pelle, si appropriano di te e di quello che sei. Alla fine ti chiederai moltissime cose e vorresti essere una delle tante impressioni che gli occhi acchiappano osservando la vita.
Il teatro come cambiamento di crescita personale o punto di non ritorno verso l' oblio? Quando un attore sale sul palcoscenico smette di essere se stesso, diventando il personaggio che lo spettacolo richiede. Ma quando il cala il sipario? Come sotto l' effetto di un portentoso magico sortilegio, le luci si spengono, la maschere cadono e gli attori ritornano alle loro vite. Il desiderio di diventare, anche solo per poche ore, una persona diversa è ciò che spinge Valeria a lasciare la sua città per trasferirsi nella Roma urbs aeterna, pronta a salire sul palcoscenico a costo non scendere più, di continuare ad indossare innumerevoli maschere, arrivando a dimenticare se stessa. Chi è Valérie? Chi era Valeria? Un romanzo che suona quasi come un apologo letterario raffinato e coinvolgente su narcisismo e vanagloria, raccontato in prima persona da Daniele, l'uomo che per Valeria avrebbe dato la propria vita, ma per Valérie? Personaggi scomodi, ma necessari, troverete tra queste pagine, in grado di suscitare innumerevoli interrogativi su quanto profondo può essere l' amore tra due individui , quanto è labile il confine con l' ossessione e quanto la sete del successo può trasformarci sino a renderci irriconoscibili nel corpo e nell' anima. Una lettura che si conclude in poche ore, caratterizzata da una prosa coinvolgente, assolutamente consigliata agli amanti del teatro e a chi ha sa fare della propria vita uno spettacolo interessante.
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