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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2013
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Solzenicyn scrive questi tre racconti brevi (Giovani e forti, Nasten'ka e La confettura di albicocche) negli anni Novanta del '900, appena tornato in Russia dopo vent'anni trascorsi negli U.S.A. Col titolo che da a questa raccolta “L’uomo nuovo” intende ironizzare sui protagonisti di queste storie il cui entusiasmo e dedizione dovrebbero edificare l’Uomo nuovo e quindi il Mondo nuovo preconizzati dalla Dottrina e dalla Propaganda sovietica. Estratto da "Giovani e forti":" Bisogna saper intendere correttamente e valorizzare il momento attuale. La nostra gioventù è la più felice dell'intera storia umana. Occupa nella vita un ruolo attivo, combattivo, di prima linea. E' caratterizzata anzitutto dall'ateismo, vale a dire dalla consapevolezza di essere pienamente affrancata da ogni credenza estranea alla scienza; questa libera colossali riserve di audacia e brama di vivere fin qui imprigionate dal bigottismo. Sua seconda peculiarità è l'avanguardismo e la prospettiva planetaria, essa vuole sopravanzare la propria epoca, ben sapendo che amici e nemici guardano a noi."
E molto interessante lo consiglio vivamente
Il filo conduttore, che unisce i tre racconti, è la sofferenza del popolo russo e ucraino ai tempi del comunismo. C'è la durezza dei campi di lavoro, dei Gulag, c'è la dignità dell'uomo calpestata, c'è l'umiliazione, la fame, il freddo, la malattia...C'è l'eclissi della libertà. Nel racconto, che dà il titolo al libro, Fidja racconta di sé, del suo arresto come appartenente ad una famiglia di kulaki, in quanto la sua famiglia aveva "il tetto di lamiera zincata, quattro cavalli, tre vacche" e un giardino con un albicocco. I kulaki venivano considerati, negli anni Venti e Trenta, contadini "abbienti" da eliminare "come classe", per cui venivano deportati nei Gulag. "Questa dissennata politica agraria provocò negli anni Trenta, specie in Ucraina, una carestia di terribili proporzioni", tanto che oggi si parla di un vero e proprio genocidio del popolo ucraino.
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