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Un uso sapiente e brillante della lingua italiana, con bizzarri quanto riusciti accostamenti in un linguaggio formale e un poco antiquato, accompagna il lettore nella rivitazione della poco conosciuta figura del dottor Bach. Avvincente e da gustare pian piano.
Intrigante polifonia compositiva, profila come in un mosaico avvincente il ritratto di un uomo dalla sensibilità particolare. Prismatica composizione di una personalità tanto misteriosa quanto coerente attraverso le voci di chi, a diverso titolo, ha conosciuto Cesare Fenoglio.
Recensioni
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Storia inventata della vita di Edward Bach, medico, poeta, naturalista ispirato, che indicò una via per curare fatta di fiori, di attenzione amorevole, riconoscimento e rispetto della persona curata e dei suoi talenti. L'autore è un medico omeopata, il protagonista diventa il dottor Cesare Fenoglio, medico nativo di Susa, il paesaggio del Galles diventa quello della montagna piemontese, la storia accompagna il lettore all'indietro agli anni del dopoguerra, in un vorticare di luoghi, suoni, profumi, contesti culturali diversi percorsi con strabiliante familiarità. Sono tre amici, un medico, uno storico dell'arte e un assicuratore playboy che, anni dopo la sua scomparsa, ripercorreranno le tracce del dottor Fenoglio-Bach, ricostruendo ambienti storici e sociali, dai salotti aristocratici filomussoliniani alle sacche di resistenza, più affini al dottore, refrattario alla retorica guerrafondaia del duce. E ritroveranno le tecniche di composizione delle essenze floreali, lo studio delle malattie e del loro legame con gli aspetti caratteriali e le esperienze emozionali delle persone, mode e manie dell'epoca non solo legate a pratiche salutiste, le sempiterne grandezze e miserie del mondo della cura con i suoi risvolti sociali. Alla fine della sua vita, lasciate alle spalle le incomprensioni e le battaglie, troviamo al calar del sole il dottor Fenoglio nella sua casa di campagna, fra Clematis e Prunus, ad ascoltare di preferenza la sinfonia n. 5 in re minore di Dmitrij Sostaskovic, la sinfonia n. 3 opera 44 di Sergej Prokofiev, il concerto per clarinetto e orchestra in la maggiore K 622 di Mozart. Molto malato lui stesso, prendeva un po' della sua "medicina dell'angelo", ma ne lasciava una parte da versare nello stagno "per le rane, per gli insetti e le piante, per benedire l'arrivo della notte".
Anna Viacava
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