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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2010
Il mondo devastato dell'Undici settembre, le inquiete solitudini della famiglia di un sopravvissuto al crollo delle torri e la paradossale normalità di un terrorista che si prepara al martirio. Dentro le torri e dentro gli aerei che le distruggono, Don DeLillo racconta l'America del nuovo secolo, il trauma, la paura e i rituali per esorcizzarla.
«Il mondo era anche questo, sagome dentro finestre a trecento metri d'altezza, che cadevano nel vuoto, e tanfo di combustibile in fiamme, e lo squarcio costante delle sirene nell'aria.»
Scendendo con altre migliaia di persone le scale della Torre nord del World Trade Center, Keith Neudecker riesce a mettersi in salvo pochi minuti prima del crollo. Ha i vestiti impregnati di sangue e di cenere, la faccia cosparsa di frammenti di vetro, e negli occhi immagini che non potrà mai dimenticare. All'esterno la strada ha perso il suo aspetto familiare e le cose mostrano il volto impassibile che avrebbero in un mondo privo di sguardi umani. È l'America dell'Undici settembre, catapultata da un giorno all'altro nel nuovo secolo della paura.
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Non mi è piaciuto
Romanzo molto originale. Racconta dell'11 settembre in modo quasi velato, silenzioso e da un punto di vista sicuramente diverso. Consigliato! Leggerò altro di Don DeLillo
Don DeLillo, in questo romanzo del 2007, racconta delle torri. Le pagine sono tutte permeate dagli orrori, dalla polvere, dal sangue, dalle immagini aberranti dell’attentato che scosse gli Stati Uniti d’America e il mondo intero l’11 settembre 2001. Keith è un uomo alla fine dei trent’anni che lavorava in una delle torri al momento del crollo. Dopo quel tragico giorno, e perseguitato da ciò che suo malgrado è stato costretto a vedere, si riavvicina all’ex moglie Lianne. Quest’ultima è non meno protagonista del marito nel romanzo di Don DeLillo. La donna non riesce, in particolare, ad eliminare dalla mente l’immagine dell’ ”uomo che cade”, figura che abbraccia realtà e finzione. Non ho apprezzato particolarmente la scrittura dell’autore, ci sono diversi salti temporali, ma ciò che mi ha causato maggiore fastidio sono frasi che ho trovato sconnesse e prive di significato. Diversi sono i temi trattati, dalla perdita in ogni sua accezione a nuove forme di ritiro per evitare di cercare di trovare una risposta a domande che non ce l’hanno o che abbracciano tematiche troppo distanti tra loro nel tempo e nello spazio, tra causa ed effetto. In un paio di capitoli viene illustrato anche il punto di vista di un terrorista, ma trovo che l’analisi sia stata solo parziale o troppo contenuta. Bel romanzo nel complesso, vorrei leggere qualcos altro sul tema, magari “Il fondamentalista riluttante”. Per quanto riguarda l’autore, invece, penso di potergli dare un’altra possibilità anche perché le trame dei suoi romanzi mi ispirano un po’ tutte.
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