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All interno del libro non vi sono uomini nudi, bensì solo parole
La scrittrice spagnola, che ci aveva deliziato con le indagini di Petra Delicado e del suo fido scudiero Firmin Garzon, si è voluta cimentare con una storia che ha parecchi pregi: uno fra tutti, ha soltanto quattro protagonisti: Irene, signora dell'alta borghesia madrilena insoddisfatta della vita che ha condotto finora, Javier professore licenziato per la crisi dall'istituto in cui insegnava, Iván simpatico mascalzone che ha il segreto cruccio di una madre ricoverata in una struttura psichiatrica ed infine Genoveva un'ultracinquantenne che non vuole arrendersi. Altri personaggi (David, Rodolfo e Uriel) sono di puro contorno. Il secondo pregio è l'impostazione stessa della storia, tutta declinata in prima persona. Un solo grande difetto: manca il lieto fine (che non è detto debba esserci per forza). Ma non voglio svelare il finale per non guastare il piacere della lettura a chi - e spero molti - si accosterà al libro. Una frase che mi ha colpito: "i silenzi sono pieni di quello che non si dice".
Devo scrivere che le aspettative, nel confronti di questo testo e di questa autrice, erano elevate. Avevo già letto, anni addietro, alcuni suoi romanzi "gialli", con una protagonista femminile, Petra Delicado che mi avevano offerto ore di rilassata amenità, specie serale. Non dei capolavori, ma dei buoni libri, scritti bene, godibili. Con queste premesse, complice anche una nuova collana della casa editrice palermitana, che si presenta, almeno graficamente in modo accattivante ( quasi, mi si passi la definizione, "adelphiano" questo libro, poi, fortunatamente ne ho visti altri, con copertine, talvolta, a mio avviso, proprio brutte). Mi accingo alla lettura, pregustando la storia che si rivela, pagina dopo pagina, sempre più scontata, prevedibile, datata, con situazioni e personaggi di pura superficie, al limite del grottesco, senza alcuna ironia o spessore: mi sembrava di vivere nella sceneggiatura per un film minore di Almodovar, o, meglio, di un suo triste epigono. Peccato, un'occasione mancata, a mio modesto parere, s'intende. Sine qua non.
Recensioni
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La commedia umana di Alicia Giménez-Bartlett, il racconto della moderna lotta di classe, della guerra dei sessi, sotterrato e nascosto cuore pulsante di ogni società.
Il romanzo vincitore del Premio Planeta 2015.
«Un’indagine psicologica profonda e lacerante nei malesseri dell’animo umano».
- El Mundo
Irene ha avuto due uomini, ma forse addirittura uno, il padre, giacché sembra che la richiesta di separazione dal marito per essersi innamorato di una donna più giovane la offenda solo perché lui è anche il legale dell’azienda che il padre le ha lasciato in eredità, e ora la lascia proprio nel bel mezzo della crisi. Quasi che Irene abbia creduto più nel matrimonio con una moglie, l’azienda, che in quello col marito David. D’altra parte, a che servono l’amore, la passione se non a distrarla da tutta la riconoscenza che deve al padre per averla cresciuta da solo dopo aver perso la moglie? La sua dedizione è totale, l’abbigliamento è compassato, parla di una manager, neanche rampante, ma fredda e determinata sì.
Genoveva può sembrare una compagnia inverosimile per Irene, è chiassosa più della nuova amica, di non poco più adulta, ma a Irene va bene perché è la donna che si tiene lontana da false ipocrisie, non giudica, non fa una sola domanda di troppo, tranne quelle che servono per organizzare il “divertimento” di Irene e il suo. E il suo divertimento è Iván, mentre il suo amico, Javier, sta per diventare il divertimento di Irene.
Iván è figlio di due tossici, il padre morto di overdose, la madre ricoverata in una struttura psichiatrica; Javier insegnerebbe letteratura spagnola se un’indolenza irresistibile non lo tenesse lontano dalla ricerca di un lavoro dopo aver perso quello che la fidanzata gli rinfaccia essere stato un comodo ripiego, un corso integrativo in una scuola privata di suore, per le figlie delle famiglie bene della città. Ma Javier ha bisogno di tempo per leggere.
La vita fa incontrare Javier e Iván, che per l’amico farà molto più di quello che ci aspetteremmo sulle prime, e che ha già incontrato Genoveva durante quelle notti in cui si fissano appuntamenti, si beve, ci si presenta alle reception degli alberghi, dopodiché un bonifico rallegra il conto di qualcuno e ci si dà appuntamento per la notte successiva. Così Irene incontrerà Javier. E lo vorrà a tutti i costi, lei che finora ha pagato solo per giocare a guardare impassibile degli uomini nudi. Ma cos’è che vuole esattamente Irene? E che cosa otterrà?
Alicia Giménez-Bartlett lascia ancora una volta le scene del crimine di Petra Delicado per attraversare scenari diversi, ma in cui comunque porta avanti delle indagini sull’animo dei personaggi. Lo fa attraverso una tecnica non originale, i pensieri dei protagonisti che scorrono veloci tra le pagine, ma efficace. L’incredibile forza vitale di Iván, la disillusione di Genoveva, i calcoli di Irene, l’eterna titubanza di Javier – tranne, forse, le recriminazioni dell’ormai ex fidanzata Sandra, che si muove su un orizzonte forse più patetico di illusioni – fanno entrare chi legge nel presente invisibile, eppure tangibile, di una partitura a più voci sul tema del disincanto. L’effetto è arrangiato sulla dissonanza di classi sociali diverse, generazioni cieche o sorde, assenza appunto di ambizioni positive.
Queste fotografie di “interni umani” ci mettono davanti una realtà che stentiamo o crediamo di stentare a riconoscere. Nudi siamo tutti autentici, senza maschere, e in questo senso tutti uguali: affini anche nella bestialità ad altri uomini nudi pure evocati dal titolo?
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