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Anno edizione: 2019
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La storia delle incredibili avventure di Bruno Bertoldi è quella di un eroe suo malgrado: un uomo per bene che ha attraversato tutti gli orrori del Novecento cercando in ogni modo di sopravvivere, ma senza voler mai rinunciare alla propria dignità.
«Queste sono agine vibranti che rendono giustizia a un uomo mite che ha sconfitto la ferocia della storia» – Il Venerdì
«Ricordi quelle acque cristalline che ancora celano sangue e disperazione tutta italiana? Ricordi le case bianche dei pastori, tutte a un piano, gli anfratti in cui vennero gettati i corpi dei soldati italiani, fucilati dai nazisti dopo la battaglia seguita all'armistizio dell'8 settembre, e poi la macchia mediterranea, il profumo del ginepro, i silenzi dalla montagna più alta?»
L'eccidio di Cefalonia del settembre 1943 sembra oggi lontanissimo, ma è ancora prepotentemente vivo negli occhi di Bruno Bertoldi. E lui, cento anni compiuti il 23 ottobre 2018, è rimasto l'ultimo a poterlo raccontare. In quei giorni, migliaia di soldati italiani della Divisione Acqui vennero trucidati dai nazisti. Bertoldi riuscì miracolosamente a fuggire, ma fu subito catturato dai tedeschi e portato ad Atene. Da qui venne caricato su un treno diretto allo stalag di Leopoli, in Ucraina. La Wehrmacht cercava meccanici e Bertoldi fu destinato a un deposito di panzer, auto e moto a Minsk, in Bielorussia. Dopo una fuga rocambolesca, lui e altri tre italiani furono presto catturati dai partigiani polacchi che dopo un periodo di lavori forzati li consegnarono ai russi. Ebbe così inizio una terribile marcia per centinaia di chilometri, anche a trenta gradi sotto zero, finché, una volta arrivati a Mosca, vennero trasferiti nell'infernale gulag di Tambov, dove in gelide caverne scavate sottoterra Bertoldi vide morire migliaia di soldati italiani. Nella primavera del '45, fu spedito a seminare e a raccogliere cotone, in condizioni estreme, nel gulag di Taškent, in Uzbekistan. Nell'ottobre 1945, venne caricato su un carro bestiame e finalmente mandato a casa, a Castelnuovo Valsugana, dove arrivò, ormai ridotto al lumicino e con la malaria, soltanto la notte di Natale.
Indice
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un libro bellissimo e di grande profondità. Di quelli che quasi ti dispiace arrivare all’ultima pagina perché eri entrato nella storia del protagonista e ti ci eri affezionato. Mi era stato regalato mentre facevo ricerche archivistiche su un argomento simile, e ho potuto così riscontrare molti particolari storici. Una bella scoperta davvero. Ben curata anche la veste editoriale. Una storia vera, impegnativa ma tracciata con delicatezza, dietro alla quale c’è molta ricerca e molto ascolto. Mi emozionava, mentre la leggevo, un filo sottile che avvertivo fra quella Storia, Bruno Bertoldi e l’autore. Ma anche il pensare che un protagonista così mirabolante nella sua semplicità fosse ancora in vita, ultracentenario, con il suo sorriso pacato che faceva capolino cogliendo ogni possibile breccia di umanità e pausa di dolore fra episodi tristissimi, tra fughe, prigionia, lager, gulag. Per cinque anni. Alla fine del libro rimane dentro quel sorriso e l’amore per la Vita, nonostante tutto.
Veramente un bel libro, anche se alcuni passaggi mi fanno un pò dubitare della loro veridicità, tipo i sogni premonitori avuti dall'eroe delle vicende trattate o l'incontro col destino avvenuto in uno dei momenti più salienti del libro, sembrano più il frutto della fantasia. Nonostante questi miei dubbi mi sento di consigliare lo stesso l'acquisto del volume.
Un libro che merita una lettura. Commovente...e scritto in maniera Superlativa . Non ero a conoscenza dei trattamenti fatti ai soldati italiani nei gulag russi...peggio che dai nazisti. Complimenti di cuore filippo per avermi fatto conoscere una storia profonda e toccante.
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