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Anno edizione: 2015
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ultimo libro sulla famiglia Malaussène. Due racconti brevi che concludono in maniera perfetta la saga familiare più divertente, per certi versi macabra, di un quartiere parigino. Da leggere tutti e sei.
un 5 per Monsieur Malaussène au théâtre, un 4 forse per il secondo racconto Cristianos y Moros, che mi ha convinto di meno. Il noto pezzo teatrale che racconta un immaginario dialogo tra padre (e che padre!) e il figlio ancora nella pancia di Julie.. un monologo a tratti commovente, nel quale Benjamin cerca di dipingere al futuro figlio la tribù che lo accoglierà... Il secondo racconto invece descrive la nascita del Piccolo, colto improvvisamente dal desiderio di conoscere il padre biologico. Dopo aver letto "Signor Malassuene" ovviamente questo racconto potrebbe apparire sottotono.. consiglio di leggerlo magari un po' di tempo dopo aver terminato la lettura della "saga".
Del 1997, Ultime notizie della famiglia accorpa due libri/racconti: - Monsieur Malaussène au théâtre, del 1995, praticamente una ristesura sotto forma di monologo teatrale delle elucubrazioni di Malaussene padre, lette nel Signor Malaussène. Impossibile non associare ormai il volto e la voce di Bisio a questo splendido pezzo teatrale. - Des Chretiens et des maures Del 1996, un racconto corto, ma per gli assetati di saga malausseniana, va bene qualsiasi stilla liquida, che viene ad essere un'omaggio a Jerome Charyn, il quale pubblica a sua volta Chiamatemi Malaussène come omaggio incrociato. Diciamo che entra nel quadro del tutto ma non e' un libro fondamentale, non aggiunge ne' toglie nulla alla storia.
Recensioni
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recensione di Ferrero, A., L'Indice 1997, n. 5
Funziona come nelle serie televisive: a saga finita, una puntata con "il meglio di": i pezzi migliori di Pennac, disseminati nei precedenti romanzi (tutto quello che al di là del fantasmagorico turbinio di avventure ci saremmo comunque portati con noi) qui si coagulano in due piccole nuove storie. La prima, "Signor Malaussène a teatro", è un monologo di Benjamin, incinto per empatia della tellurica compagna Julie, rivolto all'embrione, "frutto nudo precipitato nelle mandibole del mondo". Disarmante e disarmato di fronte all'evento, il capotribù vive tutti gli interrogativi e le ansie dell'imminente paternità, sforzandosi di presentare al feto la vita ("un'impalcatura di illusioni sulle fondamenta del dubbio, i muri nebulosi della metafisica, l'arredo perituro delle convinzioni, il tappeto volante dei sentimenti...") e l'improbabile famiglia in cui atterrerà ("è inutile che ti racconti palle, figlio mio, la verità è che la tua famiglia fa tutt'uno con la tragedia"), per metterlo al corrente di quanto lo aspetta, forse anche per scoraggiarlo. Attraverso una scrittura perfettamente calibrata tra l'amaro disincanto e la leggerezza dell'umorismo ("se l'uomo non mangia più l'uomo è unicamente perché la cucina ha fatto progressi"), in assenza di certezze morali ("vorrei appartenere alla bella grande anima umana, quella che sa da che parte stanno i buoni e i cattivi, gli aggrediti e gli aggressori") o religiose (come credere nel "Grande Paranoico"?), quello che Malaussène trasmette al nascituro è la fatica e la dignità di essere uomini: "Ci si sveglia con un amico in meno, una guerra in più, e tutta la strada che resta da fare malgrado tutto. Bisogna tenere duro, tenere duro comunque, con le unghie e con i denti". L'arrivo del neonato manda in crisi il Piccolo, che nel racconto successivo,"Cristianos y Moros", vuole anche lui un padre biologico inconfutabile e farà lo sciopero della fame finché non gli sarà ritrovato. L'assurda, sgangherata storia della sua nascita viene ricostruita e salta fuori che lo sconosciuto raccolto per strada in fin di vita da Louna era in realtà il protagonista di - guarda caso - una serie di quattro romanzi. La madre, la procreatrice per eccellenza, donna dal cuore immediato e dal grembo generoso, curò l'uomo portandoselo a letto ("quel che Dio non può fare, una donna, a volte, può farlo") e lui, così vivo seppur uscito dalla carta stampata, la ricompensò riempiendo il suo ventre vuoto: potenza della vita e della letteratura.
I libri saranno infine la salvezza del Piccolo, che nella lettura ritroverà il padre e l'appetito perduti. Anche il lettore malaussenomane trae una sua speranza: che, con tutta l'energia che scorre ancora nella mitica famiglia, la storia non sia chiusa e "ultime" queste notizie lo siano solo nel senso di appena sfornate.
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