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Anno edizione: 2021
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L'ho riletto, forse per la terza volta in poco tempo, per la terza volta, credo. E l'impressione che ne traggo è sempre acuta, forte. Belle, intense e intime, queste pagine sono il frutto di un autore- di un uomo- che, avvicinandosi al tempo in cui ci si prepara per il proprio congedo dal mondo, si può dare una sorta di resoconto-viatico, che si contraddistingue per precisione assoluta, chiarezza di visione, lucidità sobria e purezza. Una vita, quello che conta realmente, con i morti sempre presenti e vivi nella tua memoria, con i pochi vivi con i quali il rapporto si mantiene nella sua assoluta necessità esistenziale, un dialogo con i molti sè stesso con i quali si sono attraversate pagine reali, anche dolorose, ma che il tempo restituisce e affida alla loro necessità più autentica. Un dialogo, un bilancio, umano e sentimentale, con il rigore di chi ha visto tanto, ha amato e compreso i silenzi degli uomini e degli animali, i sentieri nella neve, il canto del cuculo che ancora dà gioia, conforto. il cuore è ancora coraggioso: da leggere e rileggere, nella sua dimensione storica e temporale, con passaggi dedicati alle guerre e follie del Novecento che, a volte, valgono più di ponderosi trattati, dove si spiegano le cose, sempre meno gli uomini. Perché la vera dimensione e comprensione storica si ottiene da alcuni uomini, non da tutti: da coloro che erano lì, ragazzi o poco più, pedine nelle mani dei "grandi destini", che la sofferenza e il disincanto ha trasformato in esseri autenticamente umani.
Rigoni Stern racconta da par suo la Guerra, dall'arruolamento volontario a 17 anni nell'accademia di Aosta nelgli alpini sciatori del battaglione Cervino, all'Albania, alla Russia, al ritorno, senza sbavature, senza compiacimenti letterari, con prosa efficace, schietta, essenziale e poetica al tempo stesso, che ricorda luoghi, avvenimenti e persone con l'occhio di chi non si sente mai fuori dal contesto, ma che resta partecipe in ogni istante. Intenerisce la fiducia del giovane alpino della Tridentina dinanzi alle parole, profetiche, dello zio Toni che saluta a Milano prima di partire, era nato e cresciuto con il sottofondo della retorica fascista, dare la vita per la Patria sembrava normale, al di fuori di ogni propaganda di partito. Uno spaccato di un mondo perduto per sempre, che si può conoscere davvero solo attraverso le parole di chi, come l'Autore, lo ha vissuto in prima persona senza giudicarlo mai.
La guerra del sergente M.Rigoni Stern: l’arruolamento a 17 anni negli alpini, soprattutto x avere la possibilità di fare il corso sciatori rocciatori in Valle d’Aosta; l’entusiasmo ingenuo e incosciente ai primi discorsi patriottici; la breve campagna di Francia sulle Alpi piemontesi nell’estate del ’40, più occasione di escursioni che di battaglie; la campagna di Grecia Albania dove il gelo uccise più delle pallottole e il primo brutale impatto con la realtà della guerra; poi l’inizio della campagna di Russia. Durante una licenza nell’estate del ’42 l’alpino Rigoni giocò quell’ultima partita a carte con un anziano zio, già immigrato in America, che in un’osteria piemontese disse profetiche parole: “noi facciamo 1000 mitragliatrici e gli americani 10000, noi affondiamo una nave e loro ne fanno 10. Loro hanno ragione e noi torto”. Cominciò così la presa di coscienza dell’autore durante la guerra in Russia, gli inutili massacri di civili e la disastrosa ritirata nella neve della steppa; poi le parole retoriche di un governo che aveva perso ogni credibilità e la prigionia in un campo di concentramento tedesco in Polonia. Diversamente dagli altri di M. Rigoni Stern questo libro non è una raccolta di ricordi sparsi ma un racconto compiuto di 6 anni che tanto hanno inciso nella vita dell’autore: i ricordi nitidi affiorano come pietre nella neve della memoria x lui e le generazioni future. Terminato nel 2002 è l’ultima testimonianza di chi ha vissuto l’immane tragedia della guerra da piccolo soldato che guarda alle cose semplici. Un testamento morale dell’autore ed una delle sue opere migliori.
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