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Tra rievocazioni e oblii, intuizioni geniali e false piste, Enrico Deaglio si avvicina alla vita e alla scrittura di J. D. Salinger con intelligenza, curiosità e una rara capacità di racconto.
«Una spy story, però non seria, aull'autore del "Giovane Holden" e sui misteri della sua vita a lungo ritirata» – il venerdì - la Repubblica
Quando una mattina il campanello di John Taliabue, professore di letteratura comparata alla New York University, suona insistentemente, né lui né chi legge può immaginare che aprendo la porta si troverà davanti Mark Simonetti, agente dell'Fbi con tanto di tesserino, specializzato in "crimini letterari". Il crimine letterario che il Bureau non ha mai smesso di investigare riguarda l'infinita scomparsa di J. D. Salinger dalla vita pubblica, e sembra coinvolgere anche una donna misteriosa, Olga Simoneova, presunta spia russa nonché vecchia amica dell'accademico. Taliabue non vorrebbe saperne niente – mal sopporta l'Fbi –, ma qualcosa sa, e per la prima volta si troverà costretto a parlare... La letteratura insegnata e amata dal professore e Il giovane Holden rappresentano l'occasione per analizzare il mito americano nell'epoca di Trump: tra rievocazioni e oblii, intuizioni geniali e false piste, Enrico Deaglio si avvicina alla vita e alla scrittura di J. D. Salinger con intelligenza, curiosità e una rara capacità di racconto. Se la memoria è un sentimento, quella di Deaglio e Taliabue è un sentimento di irrinunciabile avventura.
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Desaglio ha scritto un libro brillante ed appassionante. Impossibile posarlo.
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Cosa c’entra l’FBI con J.D Salinger? E perché mai una spia russa avrebbe cercato di infilarsi in casa dell’autore del Catcher in the rye, ovvero Il giovane Holden, un libro ormai simbolo del Novecento in tutto il mondo? Enrico Deaglio ne L’ultima moglie di J.D. Salinger (112 pagine, 12 euro) per Marsilio si diverte a celebrare uno dei suoi autori del cuore con un thriller letterario leggero e agile, che ricuce insieme tante tessere della vita e delle opere di uno scrittore che, da sempre, si porta dietro la fama e una insolita e rara cortina di mistero e segretezza.
John Taliabue, professore di letteratura comparata alla New York University, riceve la visita di un agente dell’FBI specializzato in crimini letterari e interessato a indagare i suoi rapporti con Olga Simoneova, ex collega di studi e oggi presunta spia russa. Cos’hanno a che fare questi personaggi con J.D. Salinger e la sua sparizione dalla scena pubblica?
Il lettore lo scoprirà pagina dopo pagina, in un intelligente romanzo che ripercorre la vita dello scrittore americano per antonomasia strizzando l’occhio al mito di Holden, non solo citato, non solo illustrato, ma persino filtrato nel testo, con tante battute che il lettore affezionato coglierà con un sorriso. L’indagine non si scosta dalla ricostruzione biografica vera: la giovinezza di Salinger, la sua drammatica esperienza in Europa prima e dopo la guerra, la scrittura del Catcher. C’è il passo letterario, quello parallelo che narra di un club di devoti allo scrittore, i Dead Caulfields, del libro come Odissea del ventunesimo secolo. E ci sono le derive come l’assassinio di John Lennon giustificato dall’omicida proprio da Il giovane Holden, dal suo messaggio contro falsità e ipocrisie che ne ha fatto un veicolo di morte e, per proprietà transitiva, ha macchiato di nero anche l’autore.
Una scusa, tra storia autentica e fantastica, per ricostruire il senso della vita e dell’opera del grande scrittore che visse da recluso e del quale esisterebbe una produzione letteraria sconosciuta al grande pubblico e custodita segretamente dalla famiglia in attesa del momento in cui, finalmente, sarà divulgata.
Deaglio prova a rintracciare il nodo dietro l’affaire Salinger, la motivazione profonda che alimenta la sorta di leggenda dell’autore tradotto e amato in tutto il mondo del quale si conoscono solo poche opere. Lo fa andando indietro, nell’Europa prima della guerra, tra Austria e Germania dove il giovane futuro scrittore di successo conobbe una ragazza, citata in un magico racconto, e dove tornò per il servizio miliare nell’intelligence americana. Un’esperienza cruda, difficilissima, a contatto con gli orrori dell’Olocausto, con la follia nazista. Salinger, scrive l’autore «era l’unico che poteva portare la narrazione dell’Olocausto in America. Ma non lo fece»: esistono tracce di quella parentesi fondante? E se sì, dove sono? E se fosse…
Lo scrisse Calvino, ne sono al corrente i lettori più affezionati e i curiosi di letteratura: Il giovane Holden è un titolo “inventato” forzatamente a causa dell’intraducibilità del titolo originale del romanzo, The catcher in the rye, letteralmente “l’acchiappatore nella segale”. Un riferimento letterario impossibile da tradurre in italiano, ma anche, secondo la ricostruzione di Deaglio, l’intraducibilità di un’esperienza fortissima a contatto con la morte.
Forse è proprio questa l’origine più intima della riservatezza maniacale che, progressivamente, fece scegliere a Salinger l’autoreclusione nella casa di Cornish, in New Hampshire. Una scelta che, va detto, ne ha fatto un personaggio di culto, tanto quanto il suo amatissimo Holden Caulfield, che non a caso finisce in una clinica psichiatrica. Ci sono fantasmi del passato, pressioni e inquietudini profonde, ricordi, delusioni e psicosi innescate dalle derive e distorsioni della cultura di massa lievitante dietro una scelta di vita molto particolare.
Salinger non ha mai smesso di scrivere dal suo rifugio fuori dal mondo, nascosto per proteggersi dai clamori e dallo stesso pubblico diventato culla di fanatismi. Intanto, si possono tessere trame tra quel che Salinger ci ha lasciato, e si può difendere la sua memoria di scrittore attorniato da segreti. È quel che fa Deaglio con questa piacevolissima “fantasia-scherzetto”, così la chiama. Un romanzo-omaggio a un autore che, come spiega nella nota di chiusura al libro, non smette di tenergli compagnia da sessant’anni.
Recensione di Alessandra Chiappori
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