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Il testo teatrale che Tiziano Scarpa ha offerto alla rappresentazione scenica della Compagnia Pantakin è decisamente provocatorio e dissacrante. Si apre con uno stupro consumato in un cimitero in costruzione, e continua con il coprotagonista impegnato a defecare sul cadavere dello stupratore. I personaggi dela dramma-farsa sono cinque, ma si scambiano i ruoli, si fingono altro da quello che in realtà sono, in una commedia degli equivoci e dei travestimenti, di improvvise agnizioni ch ci riportano al teatro cinquecentesco e alle burle della commedia dell'Arte. Quindi abbiamo due muratori addetti all'ampliamento del camposanto (uno italiano, che in realtà è l'architetto progettatore, e uno nordafricano, che in realtà è un giornalista), i quali dormono nei loculi; una ragazza stuprata che diventa assassina vendicatice del suo stupratore, ma insieme incarna tutti i ruoli femminili del testo; un vecchio e famoso architetto, padre-rivale del protagonista, che si finge paralizzato per farsi accudire dalla badante russa; una inconsolabile vedova che porta al marito morto omaggi floreali composti con petali delle sue mutande sporche, e con i suoi peli pubici. Infine due zombie immateriali che escono dalle tombe verseggiando in rima... In realtà questo caleidoscopico accavallarsi di situazioni e personaggi improbabili e tragicomici sono solo l'incarnazione del teatro che fa il verso a se stesso, con l'intenzione di scuotere l'indifferenza e il perbenismo del pubblico, pronto ad applaudire qualsiasi volgarità e stupidaggine, ma chiuso e diffidente verso tutti i diversi nella realtà: "Puoi anche metterti a cagare in scena, ma un applauso te lo fanno lo stesso..Gli stranieri,le badanti, i lavoratori clandestini. Non gli rivolgono neanche la parole. Finchè si tratta di venire a vederli messi in scena, tutto bene. Ma se li incontrano per strada..alla larga!" "Insulti al pubblico" di Peter Handke datava 1966: è rimasta qualche eco nel teatro di Scarpa?
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