"Ulisse e la zanzara" è un dramma in tre atti che affronta il tema di quanto l'uomo abbia smarrito la capacità di cogliere tutto il brutto, la banalità e la mostruosità che lo circonda; per lui tutto questo rappresenta l'unica realtà possibile, e pertanto la sola bellezza. Si adatta e si modella su questo presupposto. La poesia, che gli ha permesso di descrivere e concepire ciò che lo circonda, avvicinandosi all'armonia dell'Amore Divino con cui tutto è stato creato, è stata dimenticata, attraverso l'impoverimento e l'imbarbarimento del lessico. Ulisse e la zanzara è la voce della Poesia che afferma: «Io sono, in questo mondo, come la zanzara, nessuno la ama, nessuno la vuole, tutti la vogliono schiacciare, ma come la zanzara sono capace di volare oltre i muri di cuori umani e mescolarne il sangue». Il dramma si svolge nel periodo attuale, potrebbe essere anche il domani. Il protagonista è Agostino, dipendente di una multinazionale, un uomo alla ricerca del significato della propria esistenza. Egli, da un po' di tempo, si esprime con un linguaggio poetico e musicale, e questo atteggiamento crea negli altri dipendenti sconcerto ed estasi, dubbi e domande. La dirigenza lo convoca per conoscere il motivo per cui non riesce a omologarsi come tutti gli altri dipendenti, a seguire ogni regola senza pensarci, gioire per quello che fa star bene tutti e soffrire allo stesso modo. Egli mostrerà un'anima combattuta tra la paura di usare questo suo talento per essere migliore dei suoi superiori, ma allo stesso tempo occuparne il posto arrogandosi il diritto di costruire un mondo più armonioso, o lasciarsi andare alla pusillanimità del vivere, nutrita dalle sue paure derivanti da una remota infantile incapacità di svincolo dalle protezioni materne, appiattendosi e scomparendo. Sullo sfondo del primo e secondo atto c'è un letto con un uomo che dorme: le scene cui assistiamo appartengono al mondo onirico di Agostino o è quello che avrebbe voluto che la sua vita fosse, ma ormai non ha più tempo? Il terzo atto lascerà decidere al lettore e allo spettatore, ma indicherà ad Agostino una nuova via: cedere il posto alla Poesia dolce frutto della danza nascosta della luce dell'anima che manifesta il suo amoroso legame con il Divino, l'unica che può ridare una forma armonica a ciò che è deforme per il cattivo umano pensare. Le parole della Poesia danzano annunciando e glorificando l'amore infinito che dal Divino discende e a chi le conosce danno vita eterna e l'averne coscienza crea il mondo. Così Agostino può morire, diventando esso stesso poesia, perché alla fine rimarrà solo la Poesia.
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