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Il "male oscuro", che ha regolato a lungo i rapporti tra il giornalismo e i suoi utenti, va ricercato nel passo da lumaca del processo di alfabetizzazione in Italia. Più che dai libri, si è imparato dalla televisione ingessata degli anni sessanta, lasciandosi poi trascinare da una corrente che si è fatta insieme convulsa e confusa. Ma quali che siano i vizi d'origine e quelli accumulati strada facendo, tra l'incrociarsi di molte e non sempre confessabili collusioni con la politica, il giornalismo italiano non è condannato a morte tra i roghi della carta stampata. Anzi, sembra avere sviluppato nuove capacità di sopravvivenza per effetto della moltiplicazione dei processi informativi favoriti dalle enormi potenzialità delle nuove tecnologie e da sinergie di vario tipo che spesso mescolano, in un grande pentolone, le notizie, le opinioni e le sensazioni che si sprigionano dai reality show, esempi di ambigui sconfinamenti. All'era della "contaminazione", così lontana dall'ipotetica purezza di alcuni decenni del Novecento, è dedicato lo studio molto accurato di Carlo Sorrentino, giornalista mancato per scelta e insegnante di teoria e tecniche delle comunicazioni di massa all'Università di Firenze, calatosi con questo suo libro nella miniera piena di cunicoli della informazione. Ne è emersa una radiografia che molto spiega quali siano gli effetti della semplificazione della realtà trasformatasi nella linea guida dei giornalisti, inducendoli talvolta a colpevoli superficialità. Ma, soprattutto, Carlo Sorrentino prova a raccontarci, senza indurre alla noia, che cosa prepara il futuro per effetto della diversificazione, nel campo dei media, di molti gruppi editoriali. Presto anticipa l'autore l'effetto multimedialità produrrà una rincorsa alla pubblicazione della notizia da parte di singoli professionisti o di gruppi di lavoro, chiamati a coprire un avvenimento via radio, da riproporre poi con immagini catturate con una videocamera o attraverso il cellulare, in attesa di tornare in redazione per la compilazione di un articolo più approfondito. Un lavoro un tantino da forzati che farà saltare l'attuale schema di produzione e distribuzione.
Fatalmente, le ultime barriere di un'informazione tradizionale, congelata nelle vendite per quanto riguarda la carta stampata, crolleranno, modificando i livelli di business per la convergenza multimediale imposta anche dal processo di transizione al digitale terrestre. Gli italiani, che al novantacinque per cento non possono fare a meno del tg, riceveranno sempre più spesso attraverso i cellulari, o anche grazie al navigatore satellitare piazzato sul cruscotto, quei flussi informativi che daranno loro la sensazione di essere a conoscenza di quanto accade nel mondo. Resta il problema dell'approfondimento, che molto sarebbe utile alla formazione di pubbliche opinioni, ma per il quale non sempre sembra che ci sia tempo. Quasi con rimpianto inespresso, Carlo Sorrentino ci ricorda che forse la gloriosa stagione dei reportage è avviata al tramonto.
Vittorio dell'Uva
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