Tutto ciò che sono

Una storia così appassionante e tragica - soprattutto preziosa perchè quasi del tutto inedita - raccontata per gran parte in modo macchinoso e poco coinvolgente. Il contesto storico è abbozzato e non approfondito, i protagonisti come silhouettes, la scelta di due voci narranti senza senso: sono alternate male, uccidono il ritmo e, con i loro continui su e giù tra piani temporali diversi, disorientano e obbligano a tornare spesso indietro per riprendere il filo. Sembra quasi che l'autrice non abbia saputo a chi far raccontare la storia, e come. Verso la fine però la narrazione è più incisiva, coerente e lo sguardo si fa corale, collettivo. Gli ultimi capitoli sono stupendi, l'epilogo toccante e commosso. Un libro che mi ha lasciato perplessa ma che mi ha fatto entrare in pieghe sconosciute della Storia.

Anna Funder non ne sbaglia una. Di suo avevo già letto "C'era una volta la DDR" e mi sono approcciata a questo secondo romanzo con tutte le delicatezze che si riservano alla nuova creatura di un'ottima scrittrice. E non sono rimasta delusa. Non è un saggio storico e non saprei dire quante preconoscenze servano per poterselo godere, ma lo si potrebbe anche vedere come uno spunto per approfondire. Ad ogni modo ciò che conta è la vicenda che ruota attorno a Dora e al gruppo di intellettuali tedeschi che fin dall'inizio si opposero a Hitler e cercarono di organizzare una resistenza con base a Londra. I traditori erano nascosti in seno al loro gruppo, ma anche il governo inglese in un primo momento non capì la gravità della situazione in Germania.

Intimo e toccante ritratto della solitudine umana.