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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2024
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"Spesso l'attesa resta delusa, e più spesso là dove più promette; e spesso vince dove più disperi e la Speranza è più fredda". Non semplice addentrarsi nelle anse di questo testo, solo apparentemente relegato nel sogno della commedia. Si svicola, si slitta e ci si inquieta sui temi eterni che la poesia tenta di accostare, non senza domande naturalmente, non senza restarne affranti e insieme conquistati. Basta l'amore a dannare con conflitti sovente senza uscita. Elena, una delle protagoniste dirà a un certo punto: "Sarebbe come s'io amassi una certa stella di particolare splendore. Debbo contentarmi del conforto che posso trovare nel suo pur luminoso riverbero e nella sua luce collaterale, e non pensare mai d'attingere quello della sua sfera?". Come la parola può appena sfiorare se stessa nel nugolo nebbioso delle faccende umane. Questa la sua regola sfuggente, l'interrogarsi sempre e sempre nel ventre scuro degli incontri, simile a una guida che supplica un bastone da cieco: "La trama della vita è un tessuto misto, bene e male mescolati insieme". Quando la mano nella penna dosa il genio che la ispira con calibrata maestria, l'esito è sempre genio raddoppiato, perla che apre da sola la prigionia dell'ostrica e libera la sua luce sul volto della pagina. Si fatica fra i rovi del pensare, si storce il cuore e si disprezza ogni senso alla ricerca di una strada sicura, e anche se il cammino ci sta portando verso la bianca certezza di un lieto fine, ecco il gioco, la sospensione verso l'incertezza, il labile, lo smarrito, fino all'ultimo passo. Poi d'improvviso: "Pure, anche da quel poco che ne sappiamo, possiamo arguire che tutto sia andato per il meglio, e se le amarezze del passato hanno una conclusione così grata, anche più grata sarà la dolcezza del presente". Come plana distesa l'anima dopo tanti marosi fra i quali è stata sbattuta. Shakespeare è così, lama nel calamaio. E non conforta se non donandoci impeti sublimi, visioni senza tempo. Noi fra la folla.
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