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Tutto bene, grazie. Dalla Cecoslovacchia di Masaryk alla «rivoluzione di velluto» e la nuova Repubblica Ceca - Ivan Medek - copertina
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Tutto bene, grazie. Dalla Cecoslovacchia di Masaryk alla «rivoluzione di velluto» e la nuova Repubblica Ceca - Ivan Medek - copertina

Descrizione


Questo libro si presenta come resoconto autobiografico, ma non vuole essere un libro di "memorie": racconta invece una grande avventura di libertà. Adottando uno stile rapido e ironico, a tratti sarcastico, narra gli eventi e le figure storiche del suo tempo con l'occhio del testimone, talvolta in aperto contrasto con la storiografia ufficiale, come quando affronta la questione dolorosa del collaborazionismo verso il regime comunista. Ivan nasce in una nota famiglia praghese - il padre, il generale Rudolf Medek, era un famoso legionario, poeta e scrittore; il fratello, Mikulás, è stato uno dei più importanti pittori cechi del '900. Il nonno materno, Antonín Slavícek, è un esponente dell'impressionismo ceco, mentre il presidente Masaryk, uno dei fondatori della Cecoslovacchia, era suo bisnonno "adottivo". Il libro ripercorre l'infanzia e l'adolescenza di Medek a Praga, la passione per la musica, i primi approcci col mondo giornalistico, l'esperienza della guerra e l'insurrezione di Praga nel maggio 1945, l'incontro coi sacerdoti dissidenti e la conversione al cattolicesimo, le violenze del regime, la persecuzione politica dopo aver firmato "Charta 77", che lo spinsero all'esilio a Vienna. Le pagine finali raccontano la collaborazione col presidente Havel, che firma il saggio-postfazione: una intensa testimonianza sul ruolo dei dissidenti e sulla spiritualità dell'impegno politico.
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Dettagli

2010
30 giugno 2010
176 p.
9788876982026

Voce della critica

Ivan Medek, pur non essendo stato una personalità molto conosciuta all'estero, può essere considerato a tutti gli effetti un protagonista e un testimone, come recita il sottotitolo del suo libro di memorie, del periodo che va dalla Cecoslovacchia di Masaryk alla "rivoluzione di velluto" e alla nuova Repubblica Ceca. Nato nel 1925 a Praga, vanta un'illustre parentela e un'infanzia inusuale, trascorsa presso la sede del Museo del Monumento della Liberazione nazionale a Praga, di cui era direttore il padre. Il nonno materno, Antonín Slavíček, uno dei massimi esponenti dell'espressionismo ceco, si era tolto la vita a soli quarant'anni perché un ictus gli aveva impedito di continuare a dipingere. La nonna era rimasta sola per poco e si era risposata con Herbert Masaryk, figlio di Tomáš, allora professore e futuro presidente della Cecoslovacchia, sorta nel 1918 dal disfacimento dell'impero asburgico. La vita di Medek si dipana seguendo il ritmo della storia del suo paese. Cresce ascoltando le memorie di guerra del padre, appena adolescente la Boemia e la Moravia subiscono la trasformazione nel Protettorato nazista, mentre le sue timide aspirazioni di musicista si fanno strada al pari delle sue azioni di resistenza al nazismo. Il cosiddetto "Febbraio", mese del 1948 in cui la Cecoslovacchia passa sotto l'influenza dell'Unione Sovietica, segna per Medek l'inizio di un'esistenza sempre in bilico tra la conservazione della propria dignità e le continue umiliazioni. I diversi lavori anche prestigiosi, come l'assunzione alla Filarmonica ceca, si alternano ai licenziamenti per motivi futili o ignoti, cui si susseguono le assurde accuse di parassitismo destinate ai disoccupati da oltre tre mesi. Medek è tra i primi firmatari di Charta 77, il manifesto steso da Václav Havel per denunciare le costanti violazioni dei diritti fondamentali nella Cecoslovacchia della "normalizzazione" seguita ai vani tentativi riformisti della Primavera di Praga. Pagherà la sua esposizione pubblica con l'esilio in Austria, accettato con combattiva rassegnazione. Ma, come in una rara favola a lieto fine, Medek trascorre gli ultimi anni della sua vita al "Castello" con varie cariche, fra cui quella di direttore dell'ufficio del presidente, il suo antico compagno di lotte Václav Havel.
Donatella Sasso

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