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Dopo Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno, Benjamin Stevenson torna con un giallo brillante e ricco di humour, che corre davvero come un treno verso il più sorprendente dei finali.
«Stevenson conferma la sua vocazione nell’unire giallo e commedia, sulla scia di Richard Osman, attraverso una prosa e delle personalità capaci di intrigare capitolo dopo capitolo.» - Nicole Spallina
Ernest Cunningham è nei guai. Dopo essere diventato famoso per aver scritto un true crime sulla sua famiglia – una famiglia micidiale: hanno tutti ucciso qualcuno –, il suo agente letterario e il suo editore gli chiedono con insistenza un nuovo libro. Ma dove trovare l’ispirazione, senza che qualcuno ci rimetta la pelle? L’occasione si presenta sotto forma di un invito al Festival Australiano del Giallo. In omaggio ad Assassinio sull’Orient Express di Agatha Christie, gli organizzatori hanno deciso di riunire un gruppo di celebri giallisti a bordo del Ghan, il treno che attraversa l’Australia, da Darwin a Adelaide. Durante il viaggio, Ernie avrà modo di confrontarsi con i colleghi e forse, chissà, di mettersi finalmente al lavoro. Neanche il tempo di partire che ci scappa il morto. Per deformazione professionale, ciascuno dei giallisti inizia subito a elaborare teorie in base alla propria specializzazione: c’è chi procede per deduzione, chi veste i panni del medico legale e chi traccia il profilo psicologico del possibile assassino. A bordo sono tutti sospetti. Sulla carta sanno tutti come ragiona un detective e, prima ancora, come si commette un crimine, ma chi è passato dalla teoria alla pratica?
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Letto il primo romanzo, nonostante tutto, ho voluto leggere anche questo secondo. I difetti sono gli stessi del primo. La scrittura in prima persona non mi ha fatto impazzire e sono stati davvero tanti i momenti in cui mi sono detta che proprio non mi piaceva. Fortunatamente per l'autore è riuscito a riacciuffare la mia attenzione in molti altri e così fino alla fine. Non è un pessimo libro, ma avrei preferito che il primo rimanesse un unicum e che in questo si limitasse solo a scrivere un giallo pronto per la trasposizione televisiva come il precedente. Diciamo che è un po' troppo un esercizio di stile. Ad un certo punto si perde la voglia di capire chi potrebbe essere il colpevole e si diventa semplici spettatori degli spiegoni dell'autore. E anche il colpo di scena finale arriva in modo blando senza quasi accorgersene.
Un bel giallo che sa contemporaneamente divertire ed appassionare. La lettura scorre facilmente e non annoia mai. L'ho trovato per certi aspetti pure geniale come costruzione narrativa, distanziandosi dai consueti canoni dei romanzi gialli.
Divertente e coinvolgente giallo in stile classico dello scrittore australiano, già autore dell'ottimo "Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno". Direi che questa seconda opera è ancora migliore, meno tetra, con più humour. Si respira il profumo e i panorami dell'outback australiano. Si legge tutto d'un fiato; scrittura piacevole e trama con incastri perfetti.
Recensioni
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