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Ventinove anni dopo il Meridiano dedicato ai racconti (Tutte le novelle, 1975), Mondadori pubblica il primo Meridiano dei romanzi di Aldo Palazzeschi, a cui seguirà un secondo tomo. Il volume comprende i primi quattro romanzi dello scrittore fiorentino: :riflessi (sic) del 1908, Il Codice di Perelà (1911), La Piramide (1926), Sorelle Materassi (1934). Il libro, di oltre 2000 pagine, comprende anche la nuova versione di :riflessi uscita nel 1958 e intitolata Allegoria di Novembre, e l'edizione rimaneggiata del Codice anch'essa del '58. Completano l'opera gli Allegati, testi di carattere non narrativo che però il curatore considera essenziali per la comprensione dell'opera giovanile di Palazzeschi, tra cui spiccano Il controdolore del 1914 e Spazzatura del 1915. L'imponente Meridiano contiene inoltre una Cronologia curata da Adele Dei; una Bibliografia, approntata dal Tellini, lunga 64 pagine; e un nutritissimo apparato di documenti, notizie, analisi storiche e filologiche (Notizie sui testi) - anch'esso del Tellini - di ben 290 pagine
L'introduzione di Tellini e il saggio di Baldacci sono due contributi fondamentali, condotti da angolazioni diverse, per l'interpretazione del Palazzeschi narratore, e rispondono ambedue alla domanda cruciale: fu più grande il creatore del Codice di Perelà o quello di Sorelle Materassi? Baldacci spese molte energie - nei suoi numerosi interventi palazzeschiani - per dimostrare che il "dilemma sulla palma da assegnare" ai libri di Palazzeschi - per usare le parole di Tellini - andava decisamente a favore del Codice di Perelà, che la stagione più felice del grande Aldo era stata quella giovanile, iconoclastica e nichilistica, e che il romanzo dell' "uomo di fumo" era un capolavoro del primo Novecento, un risultato che lo scrittore non avrebbe più eguagliato. Mentre le tanto acclamate Sorelle Materassi erano un passo indietro,inficiatedal clima restaurativo degli anni trenta, e da un naturalismo di ritorno che aveva fatto abbandonare a Palazzeschi la strada della dissacrazione anarchica e della dissoluzione della forma-romanzo, a favore di un realismo piccolo-borghese rassicurante e bozzettistico.
Tellini ha una posizione più equilibrata, e mentre riconosce al Palazzeschi di Perelà il "guizzo di genio" che gli fece creare un antieroe e un antiromanzo, realizzando "la messinscena farsesca di una società in crisi, disponibile a risoluzioni estreme e pericolose", concede tuttavia alle Sorelle Materassi quello che spetta loro. Al di là delle trine e della frange fiorentinesche, del colore locale e delle buffonerie, Sorelle Materassi raccontava una storia lancinante: la dipendenza erotica di due povere donne che in tarda età scoprono il maschio ma da esso vengono travolte e tramortite. Nel nipote Remo Teresa e Carolina hanno la rivelazione sconvolgente della vitalità più selvaggia e amorale, ma è un fuoco che le incenerisce. Per amore di Remo esse vanno incontro alla rovina, in una via crucis infinita fatta di cambiali e di umiliazioni. Il giovane, cinico e bellissimo, è una grande invenzione narrativa di Palazzeschi, il prototipo della canaglia e del "pendaglio da forca", come ben vide Giovanni Ansaldo in una penetrante recensione del romanzo.
Questo Meridiano è ricchissimo di informazioni inedite. Quella che sicuramente farà discutere riguarda un aspetto della biografia di Palazzeschi sinora rimasto nell'ombra: la sua omosessualità. Scrive Tellini: "Esiste, in questa vicenda umana tanto gelosamente protetta dal muro del silenzio, un dato originario, nevralgico, ed è il trauma dell'adolescente per la rivelazione a se stesso della propria diversità sessuale, causata da impotenza per malformazione fisica: un trauma che il tempo ha lenito, ma non cicatrizzato, e che negli anni della giovinezza si è accompagnato all'ossessione del suicidio...Fatto sta che lo scrittore nasce da questo trauma e la sua opera ne rappresenta l'irradiazione coraggiosa e geniale, polimorfa e iridescente. Giurlani divenuto Palazzeschi è riuscito nel 'miracolo' di trasformare - giusto quanto afferma nella 'Premessa' alle Opere giovanili - la 'disperazione' in 'allegria', come per virtù di un 'incantesimo'" (Introduzione, pp. LXVIII-LXIX).
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