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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2019
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Un volume in grado di restituire al lettore l'universo labirintico, frantumato e profondissimo della più importante scrittrice brasiliana del Novecento, nella sua personale lingua anticanonica e contundente.
«Un Čechov al femminile sulle spiagge di Guanabara» – The New Yorker
In più di ottanta racconti, Clarice Lispector narra bambine, ragazze, giovani donne, donne mature e poi anziane, donne che attendono la morte: le loro storie, il loro infinito e lacerato diario intimo, alimentato da chimere e sconfitte. La raccolta copre l'intera parabola poetica e formale dell'autrice: dalle prime tracce dalla dolorosa matrice biografica, fino alla dimensione di intellettuale cosmopolita. Un esperimento artistico di raffinatissima scrittura e, insieme, la messa a nudo della quintessenza di una donna, che offre, come ha detto il suo biografo Benjamin Moser, «un ritratto indimenticabile di questa grande figura, in tutta la sua tragica maestà».
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L'autrice ridefinisce la scrittura rivelando con una settoria lucidità l'umanissima timidezza del vivere e della ricerca del senso della vita, non dando mai per scontato nulla, neppure se stessa. Un capolavoro assoluto e senza compromessi, si ama o lascia indifferenti.
racconti toccanti e profondi, una scrittrice con una vita complessa. Vale la pena leggere questi racconti
Le storie di Clarice Lispector modificano il nostro modo di vedere il mondo. Anche quando, spesso, l'epilogo resta aperto, anche quando è la morte a concludere il racconto. Non si trova infatti nelle ultime righe, ma neppure nel resto del testo comunque, alcun giudizio morale, né la pretesa di chiarimenti e spiegazioni. Le storie sembrano semplicemente interrotte, ma non monche, non prive di un qualche elemento utile perché il lettore possa farne un uso del tutto personale, e formulare ipotesi proprie, soggettive. Nei libri di Clarice Lispector sembra non accadere nulla e ci si dimentica presto degli eventi narrati, della sequenza temporale, delle ambientazioni, ma non - mai- dell'atmosfera del libro. Il dolore vissuto dal personaggio, oppure la sua solitudine, oppure la sua ingenuità, restano dentro il lettore e vengono quasi assimilati come esperienze proprie. Si ha l'impressione, spesso, di aver incontrato personalmente l'uomo o la donna di cui ci ha parlato l’autrice: se ne potrebbero descrivere certi atteggiamenti, certe pose, certe caratteristiche come se le avessimo avute sotto gli occhi molto a lungo. Le donne di Lispector sono tutte le donne, ognuna vi può riconoscere qualcosa di proprio. Soprattutto nella descrizione di quelle piccole delusioni, di quelle brevi ferite e di quei moti di speranza segreti, indicibili, che così spesso, non trovando risposta, restano come abbandonati in fondo all'animo. Donne vere sempre, cento anni fa e tra cento anni ancora. Perché ciò che è dell'individuo non conosce tempo e riguarda tutti. Cambiano senz'altro le sembianze, i contorni, le ambientazioni: ma quelle non sono davvero importanti. E questa autrice lo sapeva benissimo.
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