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Un saggio sorprendente. Da decenni si discute del rapporto della Repubblica con il passato fascista e la guerra, questo contributo originale imposta la questione in modo assolutamente nuovo. Al centro dell'analisi è il tema del lutto: la gestione delle sofferenze e della morte di massa diventa il prisma attraverso il quale l'autore ricostruisce con sapienza la genesi delle retoriche e delle simbologie fondative della Repubblica nata dalla Resistenza. Si tratta di un saggio storico straordinariamente documentato, con un uso brillante di fonti d'archivio, testi letterari e memorie, ma anche di film, cinegiornali e opere d'arte. Insomma uno studio a tutto tondo sulla delicata questione del culto dei caduti della seconda guerra mondiale nel caso italiano. Un libro fondamentale per studiosi, studenti e appassionati di storia contemporanea che ha il pregio di essere davvero ben scritto.
Recensioni
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L'obiettivo del libro è l'analisi delle modalità di commemorazione dei defunti che ebbero luogo in seguito alla caduta del fascismo, identificando i momenti di ricostruzione e di rigenerazione sociale, civile e nazionale dell'Italia del dopoguerra nonché la pluralità degli attori sociali coinvolti. I riti funebri, i discorsi commemorativi e il culto dei caduti riaffermano i fondamenti alla base delle società, ribadendo i valori che fungono da collante per le comunità. L'Italia che usciva dal ventennio di dominazione fascista e dalla guerra era devastata non solo sul piano economico e militare, ma anche dal punto di vista istituzionale, sociale e umano. La popolazione aveva bisogno di metabolizzare l'orrore del conflitto e di elaborare il lutto, trovando conforto e senso per la morte dei propri cari. Nei riti funebri e di commemorazione dell'immediato dopoguerra vennero espressi elementi di novità, strettamente connessi agli eventi della seconda guerra mondiale e della Resistenza, ma allo stesso tempo prevalsero i legami con la tradizione patriottica del passato (l'etica del sacrificio per la patria, basata sull'idea del versamento di sangue che consente la purificazione della comunità e il rilancio della storia). Ciò dipese dal fatto che la popolazione italiana del dopoguerra era ancora profondamente legata al passato. Era cioè più vicina agli anni trenta che non all'Italia che sarebbe nata con il boom economico: "Caratteristica della transizione incompiuta del 1945 è proprio la mancata corrispondenza tra l'accelerazione del mutamento politico-istituzionale e la lentezza del cambiamento sul piano sociale e della mentalità". Bisognerà attendere gli anni sessanta perché ci sia un profondo mutamento nella cultura e nella mentalità italiane e di conseguenza nelle ritualità sociali. Elena Fallo
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