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Terzo e unico superstite della trilogia comprendente l’Alessandro e il Palamede, questo dramma si snoda intorno al senso di morte e di lutto che incombe su Troia in fiamme. Euripide sceglie di dar voce ai vinti che esemplificano con il loro destino quello di un popolo e di un intero mondo: Ecuba, regina della città, è divenuta schiava dei Greci, e il piccolo Astianatte è gettato dalle rupi perché Troia non possa più risorgere. A far da coro, le strazianti voci delle donne troiane che levano un ultimo canto di dolore sulle rovine di una città morente. Nell’introduzione, Vincenzo Di Benedetto innesta l’analisi di questa tragedia del pianto su un discorso più ampio sul genere tragico e sul suo rapporto con l’epica.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Le "Troiane" sono una tragedia risalente al 415 a. C. e formavano una trilogia unitaria con l"Alessandro" e il "Palamede" (di cui abbiamo solo frammenti). In questa tragedia a pannelli sono protagoniste le singole donne di Troia che apprendono sulla scena il loro doloroso destino di schiave. Magistrale è il dialogo tra Ecuba ed Elena che vede il trionfo del dipsous logos sulla sofia: Elena, la causa della guerra e di ogni misfatto che colpirà troiani ed achei, viene perdonata da un marito imbelle come Menelao e non subirà alcuna pena, mentre Ecuba, vittima di una guerra ingiusta, sarà condannata a vivere come una schiava e a vedere regno e affetti svanire per sempre. La tragedia, a mio avviso, capolavoro di Euripide.
Recensioni
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Terzo e unico superstite della trilogia comprendente l'Alessandro e il Palamede, questo dramma si snoda intorno al senso di morte e di lutto che incombe su Troia in fiamme. Euripide sceglie di dar voce ai vinti che esemplificano con il loro destino quello di un popolo e di un intero mondo: Ecuba, regina della città, è divenuta schiava dei Greci e il piccolo Astianatte è gettato dalle rupi perché Troia non possa più risorgere. A far da coro, le strazianti voci delle donne troiane che levano un ultimo canto di dolore sulle rovine di una città morente. Nell'introduzione, Vincenzo Di Benedetto innesta l'analisi di questa tragedia del pianto su un discorso più ampio sul genere tragico e sul suo rapporto con l'epica.
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