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scheda di d'Erme, E., L'Indice 1998, n. 7
Sempre, quando arrivano i primi caldi, penso a Santa Maria: alla sua piazza quadrata col monumento a Brausen, con i suoi caffè e gli alberghi, alle banchine del porto fluviale, ai quartieri occidentali con le grandi ville, ai cantieri J. Petrus in perenne abbandono o alla Colonia Svizzera lungo il delta del fiume. È un luogo che custodisco tra i miei ricordi più personali e che associo immediatamente all'estate. Al solo nominarla, sono sopraffatta
da un senso di nostalgia, ma anche di gratitudine per il suo creatore. Perché Santa Maria non esiste, perché l'ha inventata lo scrittore uruguaiano Juan Carlos Onetti (1909-1994), perché si può visitare solo sulle pagine dei suoi romanzi, dei suo racconti. Chi volesse trascorrere una vacanza a Santa Maria, attualmente avrebbe a disposizione solo la raccolta di racconti Triste come lei, pubblicati da Einaudi nel 1981 a cura di Angelo Morino e tuttora in catalogo. Alla fine degli anni sessanta Enrico Cicogna aveva tradotto per Feltrinelli i quattro grandi romanzi di Onetti: "La vita breve", "Raccattacadaveri", "Il cantiere", "Per questa notte", purtroppo ormai introvabili, come pure la novella "Gli addii" (Editori Riuniti, traduzione di Dario Puccini). Triste come lei è un ottimo testo per iniziare a conoscere Santa Maria e tra i più belli per chi desidera "ritornarvi". Perché Díaz Grey, Larsen, i Malabia e tutti gli altri aspettano, perché sono un po' falliti e un po' eroi, cosmopoliti e provinciali, perché Santa Maria è piena di esuli e di vagabondi della vita, perché - nonostante tutto - non è un luogo che dà consolazione.
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