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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2024
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Parte benissimo. Un bel noir di quelli che non vanno tanto per il sottile, parzialmente fuori dai soliti cliché. Amis è uno che fila dritto al punto; taglia corto sulle minchiate e non si preoccupa se qualcosa potrebbe disturbare il lettore sensibilone. Lui non è uno semplice, l'avevo già capito con Money; è uno tormentato che riflette i suoi tormenti su quello che scrive, e li scrive bene. Cosa molto insolita, mi è piaciuta la protagonista: una detective donna, ma che di femminile, a partire dal nome (Mike), trovi ben poco, se non scavando nelle fragilità profonde, che ha compensato alla grande la fastidiosa presenza della solita gnoccolona stratosferica che in questo caso, fin dall'inizio, era pure morta stecchita: buono.
Di solito non amo i romanzi gialli, ma ho adorato questo libro perché, oltre ad essere scritto da Dio, dice due cose nelle quali credo con tutte le mie forze: 1) la comprensione della realtà è un'impresa fuori dalla nostra portata; 2) la gente non è fatta per star bene. E' fatta per combattere.
Sebbene inferiore ad altri romanzi di Martin Amis, "Il treno nella notte" è un piccolo gioiello: partendo dall'impalcatura di un noir (alla Chandler, per intendersi), il libro si trasforma in un'indagine esistenziale - non più il "chi" e il "come", le domande classiche di chi indaga su un omicidio, ma il "perché", il punto di domanda che un suicidio, terribile e inaspettato, pone ai sopravvissuti. Libro sulla morte e la bellezza, sull'uomo e l'universo, sui telescopi e i microscopi, confezionato con il solito stile vertiginosamente elettrico di Amis, è consigliato soprattutto a chi crede che i noir li abbiano inventati gli svedesi.
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