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Martin Amis continua a piacermi, ma allo stesso tempo i finali dei suoi libri, mi lasciano un pò perplesso.Io non amo particolarmente il genere noir-poliziesco,ma se uno per 130 pagine crede di leggere questo tipo di libro,e poi nelle ultime 20 pagine si ritova davanti qualcos'altro, resta un pò sconcertato.Vorrei un parere di qualcuno che ci ha capito qualcosa in più.Voto massimo per le prime due parti del libro ,minimo per l'ultima.
Recensioni
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scheda di Thomson, G., L'Indice 1997, n.10
(scheda pubblicata per l'edizione del 1997)
"Money", il romanzo epocale di Martin Amis, forse uno dei migliori degli anni ottanta, si presenta come una "suicide note" - la lettera in cui il suicida motiva il suo gesto. "Il treno della notte" invece inscena un suicidio senza alcuna lettera, non c'è bisogno di spiegazioni. I personaggi di Amis sono come comete ghiacciate che sfrecciano nel vuoto, remote e irraggiungibili, e tracciano traiettorie inesorabili. Come Jennifer Rockwell, l'assenza al centro di questa "avventura", astrofisica brillante e bellissima. "Uomini? Se li scrollava dai capelli come la forfora" - parola di Mike Houliham, detective responsabile delle indagini e narratore del romanzo che, nonostante il nome e il comportamento da maschiaccio, è una donna, l'altro polo dell'universo femminile piuttosto limitato di Amis. Come può una ragaza fortunata e solare come Jennifer aver deciso di spararsi tre colpi di una calibro 22 in bocca? Questa è la domanda cruciale che allontana sempre più le ricerche di Mike dagli indizi concreti verso un terreno filosofico, metafisico: la grandezza e l'indifferenza dell'universo che ingoia il nostro mondo minuscolo, la vita che si spegne in un microsecondo della storia. In questo romanzo si trovano tutti i grandi temi tipici di Amis, ma compaiono in forma compressa, come l'atto del suicidio. "Nella sua camera da letto, la sera del 4 marzo, Jennifer Rockwell ha fatto un'esperimento col tempo. Ha preso cinquant'anni e li ha compressi in un paio di secondi".
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